Il vulcano più alto d’Europa è ancora attivo sul nostro territorio. Cosa sappiamo in merito

L’Italia è ricca di vulcani. Tra quelli presenti in Sicilia, c’è quello più alto d’Europa. Ed è ancora attivo. Ecco cosa sappiamo 

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L’Etna (Foto di Rotondof da Pixabay)

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L’Italia è una nazione di ricca di vulcani, soprattutto nella zona centro meridionale. Senza ombra di dubbio la Sicilia è la regione che ne conta più di tutti. La maggior parte ancora in attività. Tra questi l’Etna, ovvero il vulcano più alto della Penisola e anche d’Europa.

Tutte le caratteristiche dell’Etna

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Il cratere dell’Etna (Foto di Anne da Pixabay)
 L’Etna è il vulcano attivo più alto d’ Europa e si trova sulla sponda orientale della Sicilia in provincia di Catania. Si tratta di uno stratovulcano alto ben 3.357 ed ha una superficie di 1200  km² e dal 2013 rientra nel patrimonio Unesco.
Il Mungibeddu, come viene anche chiamato, però non ha sempre avuto questa altezza. Secondo i dati dell’INGV a inizio dello scorso secolo la sua altezza era pari a 3.295 metri, mentre intorno agli anni ’60, dopo un collasso, scese a 3.325 metri. E questa, anno dopo anno, si alzò a seguito degli eventi eruttivi. Fino all’inizio del XX secolo l’Etna godeva di un solo cratere denominato Cratere Centrale, ma a seguito delle eruzioni si è diviso in quattro crateri distinti.
Il primo è denominato Cratere di Nord-Est ed è il punto più alto dell’Etna e si è formato nel 1911. A seguito delle eruzioni del 1945 e del 1968 all’interno del Cratere centrale se ne sono formati due: Voragine e Bocca Nuova. Il più recente è il Cratere di Sud Est ed è nato nel 1971 ed è il più attivo. Il condotto centrale, poi, è aperto e permette la fuoriuscite delle fasi gassose. Motivo per cui spesso si vede dal pennacchio del fumo fuoriuscire.

L’attività eruttiva dell’Etna

L’Etna ha un’attività eruttiva che può essere suddivisa in tre macro categorie: attività persistente, eruzioni terminali e subterminali, eruzioni laterali ed eccentriche. La prima fa riferimento al degassamento dei crateri presenti sulla sommità che può evolversi in un’attività stromboliana con ridotta energia. Le eruzioni terminali sono eruzioni di lava che interessano i crateri sommitali o nelle zone limitrofe. Le ultime invece avvengono dalle bocche eruttive site sui fianchi del vulcano. Ad alimentarle il magma che risale dal condotto centrale.

Monitoraggio continuo

L’Etna viene monitorato quotidianamente e i dati raccolti dalla rete strumentale vengono poi mandati alla Sala Operativa dell’Osservatorio Etneo di Catania che è gestita dall’INGV. La rete sismica, installata sul vulcano, registra continuamente tutti i segnali, come tremori vulcani ed eventi di lungo periodo. Sono tutti fenomeni che sono legati al movimento di fluidi magmatici all’interno dell’Etna.

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Sulla montagna poi è stata sviluppata una rete di monitoraggio magnetico e gravimetrico. Questo permette poi di avere ogni informazioni sul movimento delle masse magmatiche in profondità. Non mancano poi i monitoraggi di tipo geochimico. Questo permette di analizzare la composizione dei gas emessi dal vulcano come CO2 e SO2. Tutte informazioni che servono per capire eventuali risalite di magma.