Barriera corallina australiana: l’impatto del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico sta incidendo anche sulla Grande Barriere Corallina Australiana. Ecco le sue condizioni 

come sta la grande barriera corallina
La Grande Barriera corallina australiana (Foto di Gaby Stein da Pixabay)

PER TUTTI GLI ALTRI AGGIORNAMENTI SEGUICI SU INSTAGRAM

Lunga 2.300 km la Grande Barriera Corallina è la più grande estensione di corallo al mondo e si estende 344.400 km² ed è situata al largo del Quensland nell’Australia nord-orientale. E grazie alle sue dimensioni è possibile vederla anche dallo spazio. Ma negli ultimi anni il cambiamento climatico ha inciso anche su questa, rendendola più vulnerabile. Ecco come sta.

Barriera Corallina australiana, le condizioni

condizioni barriera corallina
La Grande Barriera Corallina (Foto di Frauke Feind da Pixabay)

Nell’ultimo anno la parte settentrionale e centrale della Grande Barriera Corallina australiana ha registrato una crescita maggiore di coralli vivi. Lo stato, secondo quanto riportato dall’Istituto di Scienze Marine australiano (AIMS) misurato è addirittura superiore a quello del 1985.

POTREBBE ANCHE INTERESSARTI >>> Acqua color ruggine: lido di Venezia sotto esame, nessuno fa il bagno

Come detto questo enorme organismo si estende nel settore nord-est dell’Australia e rientra nei siti dichiarati dall’UNESCO come “patrimonio dell’Umanità” in pericolo a causa dei cambiamenti climatici. L’ultimo rapporto dell’AIMS però riporta una buona notizia: la barriera corallina resta estremamente vulnerabile a frequenti episodi di sbiancamento, ovvero un processo che si attua quando l’acqua è più calda del solito. I coralli, di conseguenza, espellono le minuscole alghe che vivono in simbiosi con loro. In questo modo perdono la loro caratteristica colorazione visto che tendono a morire privi di alghe e di nutrimento.

POTREBBE ANCHE INTERESSARTI >>> Cassa integrazione per il caldo. Pubblicate le linee guida per l’attivazione

Questo terribile episodio, negli ultimi sette anni, è avvenuto per ben quattro volte e, quest’anno la prima è avvenuta durante La Niña, ovvero un complesso insieme di fenomeni atmosferici periodici nell’oceano Pacifico meridionale. E tra le conseguenze c’è il raffreddamento delle acque. Secondo l’AIMS gli episodi di sbiancamento più recenti, del 2020 e del 2022, sono meno gravi rispetto a quelli del 2016 e 2017. Ciò ha contribuito a un miglioramento, seppure leggero, della situazione. In più, nelle stesse zone, la presenza di coralli è aumentata, mentre nella parte meridionale è diminuita per colpa delle stelle corone di spine. Una stella marina infestante che danneggia i coralli.