Foglia solare galleggiante, il nuovo progetto per pulire le acque

L’energia solare fa passi da gigante. Uno studio iglese ha provato a convertire la luce del sole in carburante anziché in elettricità. La scoperta è sensazionale.

Foglia galleggiante foresta
Foresta (Foto di Joe da Pixabay)

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Il fotovoltaico è l’energia del futuro. Entro il panorama delle fonti rinnovabili, il sole è sicuramente la migliore soluzione naturale in grado di rifornire di elettricità le nostre abitazioni. I pannelli solari, infatti, non sono di certo scoperta di oggi e con l’attuale situazione geopolitica ed economica, le installazioni paiono destinate a salire a livelli esorbitanti.

Dal Regno Unito proviene un progetto innovativo che fa del sole il proprio perno e del carburante il prodotto ultimo dei processi teorici in esso dispiegati. Ma scopriamo più nel dettaglio i particolari di questa rivoluzionaria scoperta.

Foglia solare galleggiante: possibili riadattamenti della fotosintesi made in England

Foglia galleggiante Cambridge
Univerità di Cambridge (Foto di alexxis da Pixabay)

Lo studio inglese oggetto di questo articolo è foriero di una scoperta che promette di rivoluzionare il mondo dei carburanti in modo più che sostenibile. In che modo? Grazie ad una foglia e dei raggi solari. Non stiamo parlando di una foglia vera e propria, con fibre di cellulosa e tutto il resto, ma di una foglia artificiale capace di tramutare l’energia solare in combustibile.

La foglia è difatti capace di convertire l’energia solare in carburante pulito, un’alternativa di certo più sostenibile alla benzina. L’idea proviene dalla prestigiosa Università di Cambridge dove alcuni ricercatori hanno messo appunto il modello della foglia galleggiante.

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Oltre al sole è l’acqua infatti ad essere l’ulteriore elemento che rende possibile questa particolare alchimia. Le foglie galleggianti funzionano in buona sostanza come delle celle solari. L’unica differenza dai pannelli che tutti conosciamo, è che convertono l’energia solare non in elettricità ma in combustibile.

Le celle solari contengono perovskite di piombo, un cristallo capace di catturare e contenere l’energia ricavata dalla luce solare. A partire dall’energia solare vengono poi generate bolle di idrogeno e monossido di carbonio che, reagendo chimicamente, danno origine al “syngas” un combustibile pulito.

I materiali utilizzati per la realizzazione di questi dispositivi galleggianti sono estremamente ergonomici e performanti nei rispetti dell’habitat per cui sono stati progettati: l’acqua. Sottili e leggere, queste foglie sono capaci di galleggiare in autonomia. Non è assurdo per il prossimo futuro pensare al passo successivo di ultimarne una versione più estesa in grado di coprire corsi d’acqua e metri quadrati di mare.

Tuttavia quella della foglia non è di certo stata una casuale scelta di design. Il progetto anzi si ispira direttamente dal processo di fotosintesi del mondo vegetale. Un prototipo della foglia è stato già testato sulla superficie del fiume Cam, nei pressi di Cambridge, e pare davvero replicare il funzionamento delle foglie delle piante.

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Il progetto purtroppo presenta ancora dei limiti legati all’efficienza e all’impiego di materiali che così sotenibili, poi, non sono. Alcune sostanze impiegate fra quelle elencate sono potenzialmente tossiche per i corsi d’acqua, elemento in forte contraddizione con lo scopo ultimo del progetto di ricerca.

Tuttavia non disperiamo, è solo un prototipo. Per il futuro prossimo si spera caldamente che il progetto incontri migliorie sul fronte della tutela dell’ambiente prima ancora che anticipare la possibile scarsità di terreni per la produzione energetica solare. E’ infatti questo uno degli elementi centrali che giustifica l’occupazione delle superfici fluviali e marine prevista dal progetto.