Pesca a barattolo, centinaia di trappole fanno strage di calamari e polpi

A seguito di un’indagine di Sea Shepherd emerso che un grande utilizzo di trappole a barattolo per la pesca di polpi e calamari

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Polipo (Pixabay – modifica Orizzontenergia.it)

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Nei giorni scorsi si è conclusa un’importante campagna di pattugliamento condotta da Sea Shepherd nelle acque del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Lo scopo di questa ricerca era quello di contrastare il bracconaggio. Una vera e propria indagine che ha poi portato al sequestro di centinaia trappole  barattolo disseminate sul fondale marino.

Pesca a barattolo, il report di Sea Shepherd

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Polipo (Foto di Taken da Pixabay)

Come noto l’organizzazione no profit Sea Shepherd ha, tra i suoi scopi, quello di tutelare gli ecosistemi marini. E proprio con questo spirito ha condotto la sua campagna di pattugliamento nel mare toscano. Una missione, durata per molti mesi, sotto copertura dove hanno, oltre ad aver sondato il territorio, parlato con i pescatori e stilato report sulla presenza di equipaggi, pescherecci e bracconieri. Il tutto in collaborazione con la Guardia di Finanza della Regione Toscana.

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Dalle indagini si è evidenziata la presenza di un’attività molto diffusa sul litorale. Ovvero la pesca dei polpi “a barattolo”. Si tratta di una tecnica che prevede un’unica cima in nylon alla quale sono attaccate dei cavi che finiscono con dei barattoli neri in plastica aperti solo da un lato. Una volta calati in acqua – a profondità mai superiori ai 35 metri – questi si depositano sui fondali. Qui i polipi ci entrano convinti di aver trovato una tana sicura, ma ci depongono anche le uova. Un gioco molto facile per i pescatori che non devono far altro che attendere.

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E’ bene specificare che di per sé questo tipo di pesca non è illegale. Ma al tempo stesso sono illegali le condizioni in cui si svolge nel litorale toscano. Non a caso la legge consente un massimo di 1250 esche a barattolo per imbarcazione. Ma c’è dell’altro, infatti sebbene esista il divieto di lasciare questi dispositivi nel fondale, gli attivisti di Sea Shepherd hanno documentato come queste regole non siano affatto rispettate, causando vere e proprie stragi anche di seppie, calamari e altri animali marini. Da più di un mese, poi, gli stessi attivisti hanno iniziato a recuperare le varie trappole piazzate in fondo al mare, nelle quali sono stati ritrovati animali ancora vivi. Questi, con l’aiuto di un biologo marino, sono stati poi liberati in sicurezza.