Comunità energetiche rinnovabili: cosa dobbiamo sapere sul loro conto

Comunità energetiche rinnovabili, al via in Italia: scopriamo insieme il particolare progetto voluto dall’Europa

comunità energetiche energia condivisa
Impianti fotovoltaici in condominio (foto di solarimo da Pixabay)

PER TUTTI GLI ALTRI AGGIORNAMENTI SEGUICI SU INSTAGRAM

L’introduzione delle comunità energetiche rinnovabili in Italia si deve alla Direttiva Europea RED II. Di fatto è un importante passo avanti in direzione di uno scenario energetico europeo e mondiale sostenibile. Nell’ottica di una generazione energetica distribuita, per favorire lo sviluppo di energia a chilometro zero e di reti intelligenti o smart.

Nel nostro paese non era ancora previsto e la conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 lo ha reso finalmente possibile. Fino ad ora era possibile per i singoli cittadini o per gruppi di aziende unirsi per finanziare insieme l’installazione di impianti di produzione energetica. Ma la svolta viene dalla creazione delle comunità energetiche rinnovabili.

Comunità energetiche rinnovabili: la condivisione green a più utenze

energia green condivisione
Impianto fotovoltaico (foto di solarimo da Pixabay)

Sino ad ora era possibile dunque unirsi per condividere le spese di installazione di impianti di produzione energetica. Con l’introduzione delle Comunità energetiche si potrà fornire energia a più utenze. In pratica si costituisce un’entità legale tra futuri soci della comunità sia che siano persone fisiche, imprese o enti  pubblici. La formula più adatta è la cooperativa.

L’idea alla base consentirà dunque ad un condominio di condividere le spese di installazione di un impianto fotovoltaico sul proprio tetto e poi usufruire dell’energia prodotta tra tutti gli appartamenti che hanno scelto di far parte della Comunità energetica rinnovabile. E dal condominio si arriverà alle comunità di quartiere, comunità agricole, comunità di borgo e così via.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE>>>Edifici a idrogeno: inaugurato il primo a Benevento. Il sodalizio è fra edilizia e decarbonizzazione

L’impianto non deve essere di proprietà della comunità ma solo di un socio e messo a disposizione di tutti gli aderenti. Ogni partecipante deve installare uno smart meter che è un contatore intelligente in grado di rilevare in tempo reale le informazioni di gestione della rete di energia: produzione, autoconsumo e prelievo.

A questo punto, messo in funzione l’impianto la comunità potrà rivolgersi al GSE per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa e consumata dai membri nella stessa fascia oraria di produzione. La produzione di energia eccedente il consumo verrà valutata per il solo valore economico. E’ possibile avere anche sistemi di accumulo come le batterie per l’utilizzo in periodi di non produzione, come per esempio la notte.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE>>>Sono 38 i comuni italiani pionieri della sostenibilità. L’energia la producono in modo indipendente. Il punto

I benefici delle comunità sono in primo luogo ambientali e in secondo luogo economici. la parte green è riferibile all’indubbia ottimizzazione di energia anti spreco. Dal lato economico gli incentivi consentono risparmi notevoli anche perchè cumulabili con altre misure. In ultimo vi sono dei benefici sociali derivanti dalla condivisione degli incentivi fiscali e dei profitti.