Sono 38 i comuni italiani pionieri della sostenibilità. L’energia la producono in modo indipendente. Il punto

Trentotto comuni italiani fanno della sostenibilità il loro punto di forza, perché producono energia pulita. Quali sono?

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I comuni italiani che fanno sostenibilità non solo a parole sono 38, ma non sono i soli. Infatti, in Italia ci sono anche oltre 2mila borghi, piccoli centri che prima di scegliere questa parola come la propria bandiera hanno dato un’occhaita a cosa offriva il territorio. Infatti, queste realtà non usano solo il fotovoltaico e l’eolico, che sono le energie rinnovabili più note, ma anche la geotermia e gli scarti di lavorazione in base alle esigenze. Come funziona e perché alcuni comuni sono arrivati a raggiungere la quota di 100% rinnovabile per l’energia elettrica?

I comuni italiani che hanno la bandiera della sostenibilità: come fanno?

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Il segreto è nell’azione combinata di fonti rinnovabili e gestione efficace dei rifiuti. Infatti, ci sono delle realtà che utilizzano gli impianti fotovoltaici perché si tratta di zone particolarmente ricche di sole – come la Puglia o la Sicilia. Invece, ci sono zone della Val d’Aosta che utilizzano gli scarti della lavorazione del legno per scaldarsi e produrre energia allo stesso tempo. Infine, ci sono le zone toscane, dove si sfrutta l’energia del sottosuolo, la geotermia. Il grande successo di queste iniziative si riscontra soprattutto nelle realtà con meno di 5mila abitanti.

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In più, queste realtà sono le stesse che poi mettono in evidenza dati entusiasmanti sulla raccolta differenziata. A dirlo è Legambiente e Kyoto Club, che hanno mostrato i risultati della loro ricerca alla festa nazionale dei borghi dello scorso 5 giugno. Stando ai dati, qui la percentuale di raccolta differenziata raggiunge vette tra il 50% e il 99%. Mica male! Oltre a questo, le piccole realtà possono accedere ai finanziamenti per le energie rinnovabili.

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Oggi queste Comunità energetiche chiedono a gran voce agli enti pubbici più grandi – Regioni e Governo nazionale – di ridurre la burocrazia e di ottenere per tutti un modello di produzione di energia rinnovabile diffusa, dove chi produce consuma quanto prodotto in loco.