Inflazione alle stelle, +300% per frutta e verdura: dal campo allo scaffale

+300% per frutta e verdura: i prezzi impazzano sempre più. Ecco quali sono i cibi più cari e quali sono le difficoltà degli agricoltori

Frutta verdura prezzi inflazione
Frutta e verdura prezzi alti (Canva)

La situazione di crisi che stiamo vivendo è allarmante ed i rincari non riguardano solo il gas e la corrente. È un circolo che colpisce tutta la filiera, anche quella agroalimentare. Tanti sono i beni di prima necessità che hanno visto lievitare i prezzi in modo spropositato, prima per via dello scoppio della guerra, poi per le spese di produzione arrivati a costi altissimi e non solo.

Oggi è la Cia-Agricoltori a lanciare un nuovo e preoccupante allarme: il prezzo di frutta e verdura è aumentato del 300% con un dislivello dal campo allo scaffale che non ha paragoni. Uno squilibrio che non può andare avanti in quanto paga poco i produttori rispetto agli aumenti che ci sono stati sui costi di produzione e costringe le famiglie a razionalizzare la spesa.

+300% per frutta e verdura: quali sono i beni più cari

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Banco di frutta e verdura (Foto di Pexels da Pixabay)

I rincari su frutta e verdura sono generalizzati ma come sempre ci sono dei prodotti che costano decisamente di più rispetto ad altri. Secondo l’analisi realizzata da Cia, è l‘uva da tavola che raggiunge il primato per il costo vertiginoso. Ai produttori viene pagata solo 0,42 euro al chilo mentre il costo di vendita al dettaglio arriva a quasi 3 euro al chilo (+574%).

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Seguono le mele Golden che da 0,43 del campo arrivano sugli scaffali a 2,33 euro a chilo (+442%). Chiude la triade dei super costosi la melanzana tonda da 0,86 al chilo a 3,43 (+299%). E a scendere ci sono anche le pere Williams, i finocchi, la lattuga romana, i cavolfiori e la zucchina scura.

È evidente dunque che sono gli agricoltori quelli che vengono penalizzati maggiormente e se la situazione continuerà a viaggiare su questo verso, coltivare la terra sarà sempre più difficile.

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Ecco perché Cia sottolinea come sia necessario riequilibrare la filiera e soprattutto fare un “patto di sistema” che non solo sia più equo, ma soprattutto più efficiente andando a ridurre il gap tra terreno e scaffale, perseguendo la linea della biodiversità e della sostenibilità.