Smart working, il lato positivo del lavoro agile sull’ambiente

Lo smart working, un nuovo modo di intendere il lavoro, che potrebbe migliorare l’ambiente risparmiando energia

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Lavoro da casa (Foto di StartupStockPhotos-Pixabay)

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Già dal 2003 si parla di smart working in Europa. In questi anni, cappeggiava su tutte l’Austria, seguita dalla Francia e l’Irlanda. Secondo i dati Eurostat, l’Italia era fuori dalle 15 nazioni europee, con solo il 3,4% di smart worker sul totale dei lavoratori.
Già con 2019 la Finlandia e l’Olanda si erano posizionate tra i primi posti come pecentuale di lavoratori da casa. Con il 2020, il dato è aumentato considerevolmente, e l’Italia, è balzata ad occupare la tredicesima posizione, con una percentuale del 12.2%, superando Spagna e Polonia.

Lo smart working e l’effetto positivo sull’ambiente

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Lavoro da casa (Foto di StartupStockPhotos-Pixabay)

Il Politecnico sta portando avanti una ricerca che riguarda proprio questo nuovo fenomeno, e sottolinea quelli che possono essere gli aspetti positivi del lavoro da casa. Fiorella Crespi, direttrice dell’Osservatorio del Politecnico, afferma che:

“In questo momento di grave tensione su costi energetici e inflazione, questo risparmio potrebbe essere impiegato per fronteggiare la crisi e sostenere la redditività aziendale e il potere d’acquisto dei lavoratori”.

Le aziende, inoltre, dovrebbero prevedere di riconoscere a chi lavora da casa dei bonus o rimborsi che andrebbero a sostituire i buoni pasto. Secondo lo studio, soltanto il 13% degli imprenditori ha riconosciuto ai dipendenti il risparmio ottenuto.

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Secondo i dati, sembrerebbe che, un lavoratore che lavora da casa anche solo 2 giorni alla settimana, risparmierebbe circa 400 euro all’anno in bollette. Inoltre, il risparmio aumenta, grazie al fatto che non dovrebbe più sostenere le spese di trasporto.

Anche per l’azienda ci sarebbero dei ritorni economici. Prima di tutto l‘ottimizzazione degli spazi. Le aree non utilizzate potrebbero essere chiuse, di conseguenza i consumi delle bollette si abbasserebbero di circa 500 euro all’anno. Se poi l’azienda decidesse di ridurli ulteriormente, il risparmio salirebbe a, circa, 2500 euro all’anno per lavoratore.

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I lavoratori da casa potrebbero ridurre  di 1.500.000 tonnellate di CO2. Per ogni lavoratore si si stima un risparmio di 450 Kg annui di emissioni, grazie alla riduzione degli spostamenti, con un conseguente miglioramento dell’ambiente e dell’aria che respiriamo.

Secondo lo studio dall’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano, il lavoro da casa potrebbe essere un’ottima soluzione in questo momento storico così particolare. Potremmo risparmiare in energia e in inquinamento.