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Il mare è un brodo, cosa vuol dire per l’ecosistema

Il mare è caldo, un caldo anomalo però che nasconde problematiche globali che stanno danneggiando il Pianeta: vediamo quanto e come

Fondali marini (foto da Pixabay, collage di orizzontenergia.it)

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“Il mare è un brodo” era una tipica espressione gergale per invitare a fare il bagno. Ora purtroppo è una triste realtà e corrisponde ad un effettivo innalzamento della temperatura media dell’acqua del mare. I cambiamenti climatici in atto da tempo, culminati con la siccità degli ultimi mesi estivi appena passati, stanno avendo impatti sempre più evidenti.

I nostri oceani già provati da inquinamento e pesca selvaggia, devono ora affrontare l’innalzamento della temperatura causato dal riscaldamento globale sul nostro Pianeta. E ora si paga dazio, rischiando di compromettere irrimediabilmente una parte fondamentale per la sopravvivenza di tutti, in acqua e fuori.

I mari a rischio

Fondale marino (foto da Pixabay)

Il problema dunque è più ampio rispetto all’innalzamento della temperatura degli oceani che pone a rischio gli ecosistemi marini. Perché il mare è un elemento fondamentale nell’equilibrio della vita della Terra in tutte le sue componenti. Non solo garantisce cibo, ma cattura una quantità rilevante dell’anidride carbonica sprigionata nell’atmosfera. Inoltre contribuisce in maniera significativa nella regolazione della temperatura delle terre emerse, assorbendo gran parte del calore.

Gli oceani regolano dunque proprio il clima e fungono da alleati strategici nel delicato equilibrio da preservare a contrasto degli eccessivi e repentini cambiamenti climatici. Ma se ne sono le prime vittime non avranno la forza per farlo. Le modifiche che stanno subendo i mari della Terra sono radicali, con pericolose conseguenze sulle biodiversità marine esistenti.

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L’aumento delle temperature, l’acidificazione e la riduzione dell’ossigeno disciolto sono le principali devastanti risultanze della situazione generata dai cambiamenti climatici. Il Mediterraneo ne è un esempio. La sua conformazione di mare semichiuso lo pone più a rischio di altri bacini più aperti, facendo registrare un + 2 gradi della temperatura in superficie.

L’estinzione delle specie viventi presenti nelle acque dei mari di tutto il mondo non è l’unico drammatico evento da temere. A questo si aggiunge l’aumento dei fenomeni atmosferici violenti. L’innalzamento della temperatura marina superficiale alimenta di fatto cicloni e tempeste, una volta tipiche solo di alcune aree del Pianeta.

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I dati raccolti da vari studi e ricerche confermano la drammatica situazione in atto. Il progetto “Mare Caldo” avviato da Greenpeace Italia, ci racconta attraverso una rete di monitoraggio attivata in 10 Aree Marine Protette diverse del Mediterraneo, la gravità che emerge in tutta la sua potente realtà.

Specie aliene, presenti dove non dovrebbero essere, fenomeni di necrosi sui fondali di alcuni esemplari vegetali e non, perdita di colore che fa saltare meccanismi di simbiosi vitali, sono solo alcuni esempi delle evidenze emerse dai monitoraggi. Diventa quindi sempre più urgente attivare tutta una serie di azioni volte a mantenere in salute i mari creando una rete di “Santuari marini”, aree libere dall’azione dell’uomo, per almeno il 30% del totale della superficie degli oceani.

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