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Smartworking in calo. Il motivo è sconcertante e i dati non confortano

I dati relativi allo smartworking non confortano di certo, il lavoro agile, in Italia, fa fatica a imporsi su quello tradizionale.

Call di gruppo dal PC (Canva) – Orizzontenergia.it

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Purtroppo era prevedibile, in Italia siamo 30 anni indietro rispetto agli altri paesi avanzati, e questa è l’ennesima prova di una mentalità vecchia, lenta, che fa fatica ad accettare le innovazioni. Sembra assurdo, eppure è così, neanche due anni di pandemia hanno saputo rivoluzionare il mondo del lavoro, e così, gran parte dei lavoratori torna in ufficio. Tornare in ufficio, quando non c’è necessità, è una sconfitta per tutti.

Per il lavoratore, che perde tempo per gli spostamenti, perde soldi per l’abbonamento dei mezzi pubblici o del carburante, perde preziose ore di sonno e di libertà. Ci perdono tutti i cittadini, imbottigliati nel traffico, e ovviamente ci perde l’ambiente, sempre più inquinato. Scopriamo i dati più recenti, che un po’ gettano nello sconforto.

I danni del ritorno in ufficio, l’occasione sprecata dall’Italia

Donna felice lavora dal letto (Canva) – Orizzontenergia.it

I benefici dello smartworking sono evidenziati da ogni singolo studio; le società, inoltre, hanno incrementato in maniera efficiente il lavoro, l’ambiente ne ha beneficiato con minori emissioni di CO2 nell’aria, i lavoratori sono praticamente rinati, con una media di sonno di 2 ore in più ogni giorno e 2 ore meno di traffico in auto. Significa che sono state recuperate ben 4 ore in più ogni giorno.

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4 ore da impiegare per dormire, per uscire con gli amici, per andare in palestra, oppure semplicemente per riposare in casa, guardando la TV. Eppure, nonostante tutto, l’incubo è tornato, e molte aziende, magari guidate da persone anziane, con un certa mentalità e ancorati a una tradizione vecchia e obsoleta, chiedono il ritorno negli uffici.

Queste persone preferiscono buttare via soldi a palate per l’affitto di sedi contenenti decine di uffici, sprecare migliaia di euro di elettricità, stressare i dipendenti, obbligandoli a svegliarsi all’alba, e per che cosa? Per sfilare in giacca e cravatta tra i corridoi degli uffici? I dati non mentono, lo smartworking ha fatto registrare migliori condizioni di lavoro, indotti superiori ed effetti positivi.

Smartworking: Italia sotto la media UE

Lavoro dalla cucina (Canva) – Orizzontenergia.it

Ma l’allarme climatico, l’inquinamento alle stelle, la prigionia del traffico, gli incrementi del carburante, qui in Italia hanno flebile voce. Secondo le ultime stime, con la fine dell’emergenza sanitaria, lo smartworking in Itali è rallentato, a differenza di tutti gli altri paesi stranieri. Oggi, sono meno di 3 milioni i lavoratori da remoto, a fronte degli 8 milioni registrati lo scorso anno.

Il 37,2% di tutti i lavoratori che possono permettersi di lavorare da casa. Questa è l’indagine della Randstad Research, la quale ha analizzato i dati Istat ed Eurostat, rivelando che in Italia è solo il 13% a lavorare da casa. Nello specifico, il 5,9% lavora da casa due giorni alla settimana, il 7,1% un giorno solo. Siamo sotto la media UE, dove la media dei lavoratori in smartworking è molto elevata.

Il nostro paese è indietro, come al solito, e lo smartworking, che nel 2019 era solo del 3,6%, ha fatto un balzo al 12,2% a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia (uno degli effetti positivi in questo contesto drammatico), per poi ridiscendere all’8,3% a inizio anno, per poi calare ancora, oggi. E pensare che, ad esempio, in Irlanda lo smartworking fisso è passato dal 7% al 32%.

Il trend negativo: se continua così, torneremo al modello tradizionale

Ragazzo al PC seduto sul divano (Canva) – Orizzontenergia.it

L’Italia è l’unico paese europeo a far registrare un trend negativo, l’unico! Se tutti gli altri hanno incrementato il lavoro da remoto, qui si fa il contrario. Aziende e lavoratori italiani stanno tornando lentamente alle modalità di lavoro tradizionale. Il lavoro agile è dunque in calo, inspiegabilmente.

All’estero, l’incremento è progressivo, tra l’altro, alcuni paesi stanno sperimentando persino la settimana corta, come in Scozia, Islanda e Portogallo, altri sperimentano le ore lavorative giornaliere inferiori (5 ore di lavoro al giorno). In Italia stiamo buttando via tutti i vantaggi raggiungi negli ultimi due anni. La qualità di vita dei dipendenti peggiora, i costi aumentano, e così i consumi, le città si bloccano per il traffico, e l’ambiente viene soffocato dall’inquinamento.

Le aziende più grandi, secondo i dati, preferiscono il lavoro da casa, mentre le aziende piccole e intermedie stanno ritornando alle modalità di lavoro tradizionale. In questo modo, si rischia una frattura tra aziende di serie A e di serie B. Legambiente ha svolto un’indagine, scoprendo che circa il 70% dei lavoratori intervistati preferirebbe lavorare in smartworking fisso, parliamo di 23 milioni di lavoratori.

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Mentre, un’altra piccola percentuale preferirebbe lavorare in ufficio per massimo due giorni alla settimana. Da casa si produce in maniera più efficiente, si lavora in serenità e si è più riposati. Si spera che, nei prossimi 5 anni, grazie alla digitalizzazione di tutti i settori, i lavoratori da remoto (o almeno in soluzione ibrida) possano arrivare a 12 milioni. Sprecare i vantaggi della tecnologia e abbassare la qualità di vita sarebbe follia.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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