Ridere ha un potere terapeutico? Le teorie degli esperti

Ridere fa bene, lo sostengono da sempre varie teorie e gli scienziati provano a spiegare il perché l’essere umano abbia bisogno di ridere: vediamo come

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Ridere fa parte del comportamento umano ed è una reazione nervosa tipica della nostra specie. Le circostanze che inducono la risata sono molteplici e si riferiscono ad una risposta emotiva e incontrollabile. Si perché la risata nasce spontaneamente dal profondo ed è difficile per chiunque evitarla, come spesso è accaduto a tutti noi.

Indubbiamente ridere è sinonimo di benessere, di piacere e allegria e coincide con l’esperienza comica che alcune situazioni, che ci si presentano nel quotidiano, fanno emergere. Allo stesso modo però può anche essere generata da sentimenti all’opposto come tristezza o rabbia, la cosiddetta “risata nervosa”, senza dimenticare la classica risata innescata fisicamente dal più comune e banale solletico.

Ridere, la spiegazione scientifica del fenomeno

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Il fatto che questo comportamento umano sia sopravvissuto all‘evoluzione millennaria della specie, dimostra l’importanza fondamentale di un meccanismo che nasconde in realtà molti connotati. Una sorta di allarme per chi ci circonda, anzi per meglio dire di cessato allarme. Ma allarme di cosa? Se pensiamo al fatto che la risata spesso è innescata in seguito alla caduta maldestra di qualcuno senza eccessive conseguenza, è il nostro modo di comunicare il cessato pericolo.

Altra considerazione interessante la scopriamo in quella che viene definita la “terapia del sorriso”. Ideata dal medico americano Hunter Pach Adams, individua nel buonumore un ottimo veicolo curativo. E senza arrivare all’ambito ospedaliero e quindi di malattia, la risata risulta terapeutica rispetto ai livelli di ansia e di depressione tipici dell’età moderna. Ridere rilascia energia positiva a contrasto delle emozioni negative.

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Dunque ridere è uno straordinario regolatore di emozioni che ci permette di entrare in sintonia con gli stati d’animo altrui. Del resto l’amicizia spesso si basa proprio sulla capacità di ridere insieme per le stesse situazioni che magari risultano comiche al nostro gruppo di amici e che ci identifica con loro. Infatti si ride in compagnia il 30% in più che da soli. Ecco il senso di appartenenza che prevale.

La risata di pancia, quella genuina, libera le endorfine causando euforia e benessere. Ridendo si riempiono e si svuotano i polmoni , si ossigena il sangue, si riducono gli ormoni dello stress, insomma ci si sente rilassati ed energici. Ed è un segnale sociale, un invito a continuare a fare quello che si sta facendo perché percepito in modo positivo. All’opposto del pianto che invece è un invito a smettere.

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La risata dunque come parte del vocabolario umano universale, simile in ogni cultura e parte del mondo. Gli scienziati la definiscono primitiva e inconscia, con una probabile base genetica. Collegata all’ippocampo non si conosce con esattezza il centro della risata nel cervello, ma è evidente che dipenda da percorsi neurali.

Varie teorie postulano sulla risata, classificate come teorie dell’umorismo. Le ipotesi spaziano dalla teoria dell’incongruenza, che identifica nella presenza di elementi incompatibili fra loro, non corrispondenti alla normalità, l’innesco della risata. Si parla anche di risoluzione e sollievo, quando si superano situazioni apparentemente ingestibili e imbarazzanti, proprio con una sana risata. Elementi che riconducono alla sopravvivenza della specie, con la percezione del sollievo provato rispetto ad una minaccia scampata, in un continuo bisogno di ridimensionare l’aggressività.