Fondo sociale per il clima, di cosa si tratta e come può essere utilizzato

L’Unione Europea vuole istituire un fondo sociale per il clima. Il motto è quello di “non lasciare indietro nessuno”, ma funzionerà? Vediamo di cosa si tratta.

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Bandiera unione – foto da pixabay – orizzontenergia.it

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L’unione europea ha lle migliori intenzioni in fatto di transizione ecologica e filoambientalismo. Per ostacolare la crisi climatica ormai irreversibile si è pensato di istituire un fondo sociale per il clima.

L’idea è quella di non lasciare nessun paese indietro nel passaggio alla sostenibilità e alle fonti rinnovabili, nella, in buona sostanza, svolta green che sta investendo i continenti più inquinanti del globo (Europa, Cina e America).

Il fondo trova posto nell’ambito del progetto ETS, “Emission Trading System“, una specie di sistema che registra il mercato europeo e le relative emissioni di Co2. Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta.

Fondo sociale per il clima: di cosa si tratta e cosa c’entra l’ETS

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Bilancia – foto da pixabay – orizzonentenergia.it

Il progetto ETS esiste già da qualche anno. In sostanza la registrazione delle emissioni di Co2 consente alle aziende maggiormente inquinanti di comprare quote da quelle più sostenibili e in questo modo pagare peghno per le proprie emissioni. Ad oggi questo sistema copre il 40% delle attività di mercato.

L’unione europea sta lavorando perà ad una integrazione per far sì che anche il settore dei trasporti navali, su strada e quello dell’edilizia rientri nel sistema di tassazione delle emissioni. Inoltre si sta lavorando ad una Carbon tax, una tassa da pagare a carico dei settori più inquinanti per poter garantire l’ingresso in Europa.

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Ma quale è lo scopo di questo sistema di tassazione? Uno scopo ben importante: quello di ridurre del 62% le emissioni di CO2 entro il 2030. C’è tuttavia un rischio, che i costi ricadano su microimprese, famiglie e utenti dei trasporti pubblici. Davanti a questa precisa criticità si inserisce il Fondo sociale per il clima.

Il fondo consiste in 86 miliardi di euro, raccolti grazie alla partecipazione di tutti i paesi dell’unione, che potranno essere utilizzati per interventi strutturali, come l’efficientamento energetico, l’energia pulita o gli aiuti diretti alle famiglie. Insomma, l’idea è quella di tamponare i possibili effetti collaterali di questa situazione di piena transizione mantenendo fermo il punto della necessità di una riduzione di emissioni.

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Questi aiuti verranno erogati sotto forma di bonus, incentivi fiscali o prestiti a zero interessi. Ci sono tuttavia dei punti dolenti: l’accordo non è ancora vincolante e il fondo non sarà attivo prima di tre anni a questa parte, non prima, quindi, del 2026. Nell’attesa che l’attesa si riduca cerchiamo già dalle nostre azioni quotidiane di ridurre il nostro impatto su questo povero pianeta.