Il panettone è servito, le leggende più diffuse su questo dolce prettamente natalizio

Il Natale è ormai arrivato, e sulle nostre tavole sicuramente non mancherà il nostro dolce tipico: il panettone

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Panettone-Pixabay-OrizzontEnergia.it

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Il panettone è un dolce tipico del giorno di Natale. Non è possibile concludere la cena della Vigilia o il pranzo di Natale senza una fetta del dolce tradizionale. Oggi ne esistono tantissime versioni e per tutti i palati. Anche chi ha scelto un’alimentazione vegana, può mangiare un ottimo panettone.

La sua origine si perde nella notte dei tempi, ma ha una collocazione piuttosto precisa. La prima testimonianza storica lo vede servito a tavola, nel 1495, alla corte di Ludovico il Moro. In realtà, il panettone nasce dallo sbaglio del cuoco ufficiale di corte, il quale, appisolatosi durante la cottura del dolce, si svegliò  che ormai era bruciato.

Disperato per non avere un dessert da servire e preoccupato per la propria vita, accetta la proposta del garzone Toni. Quest’ultimo aveva messo da parte un panetto di lievito con il quale impastò farina, burro e uvetta, preparando il pan del Toni, un dolce squisito che conquistò i palati dei commensali e salvò il cuoco ufficiale.

La seconda leggenda più accreditata vede Ughetto degli Atellani, il falconiere degli Sforza, innamorato della figlia del fornaio. Il matrimonio tra i due era impossibile per la differenza sociale, ma l’innamorato non si diede per vinto e si fa assumere dal fornaio come garzone sotto mentite spoglie.

Ughetto, resosi conto delle difficoltà economiche del panettiere, inventò un dolce procurandosi gli ingredienti con la vendita dei falchi del duca. Praparò un impasto di zucchero, uova, burro, farina cedro candito e uva passa e lo mise in vendita nella bottega. Il pane speciale ebbe un tale successo che il fornaio acconsentì al matrimonio dei due giovani e il duca si dimenticò del furto dei falchi.

Le leggende di uno dei dolci più famosi al mondo

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Panettoni-Pixabay-OrizzontEnergia.it

La terza leggenda vede nascere il panettone in un convento. Qui, suor Ughetta, utilizzò gli stessi ingredienti per preparare un dolce che potesse rallegrare le consorelle in occasione della festa del Natale. Prima di infornarlo ci incise sopra una croce benedicendolo. Il dolce risultò così buono che i milanesi accorrevano al convento. Per averne un pò, amplificarono le offerte tanto da risollevare le sorti del convento stesso.

Infine, a Milano, per tradizione, il giorno di Natale, venga messa da parte una fetta di panettone da mangiare il 3 di Febbraio, giorno dedicato a San Biagio. In questo giorno la leggenda prevede che tutta la famiglia la mangi a digiuno, un augurio contro il mal di gola.

La leggenda, infatti, narra che Biagio, medico e vescovo del III secolo, abbia salvato un fanciullo dal soffocamento causato da una lisca di pesce, facendogli mangiare un pezzo di pane. La tradizione voleva che si terminassero i panettoni avanzati dal Natale il giorno di San Biagio e che, il 3 Febbraio, venivano venduti a buon prezzo.

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Anticamente la forma del panettone era quella di un pane. L’ impasto prevedeva lievito, acqua, farina, burro, uova, ai quali si aggiungeva dell’uvetta passa, scorzette di arancio e cedro. Il capo famiglia preparava il pane e lo incideva con un taglio a croce come segno di buon auspicio per l’anno nuovo, prima di infornarlo.

Anche gli ingredienti avevano un loro significato simbolico: l’uvetta simboleggiava l’abbondanza economica, l’arancia l’amore e il cedro l’eternità, cioè la buona salute per moltissimi anni. Era un dolce con un impasto ricco che i contadini potevano permettersi soltanto una volta all’anno.

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Dai primi del ‘900, grazie al signor Angelo Motta, la sua forma cambia e da semplice pane dolce diventa un’eccellenza italiana con la forma tipica che conosciamo oggi. La sua azienda iniziò a produrre panettoni per soddisfare la richiesta interna, ma, ben presto, iniziò ad esportarlo in tutto il mondo.