Cile, la decisione è definitiva: il governo non tornerà indietro

Il Cile, un lembo di terra tra l’oceano Pacifico e la famosissima Cordigliera delle Ancde, oggi ha vinto un’importante battaglia a favore dell’ambiente

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Nella parte settentrionale del Cile, nell’arcipelago di Humboldt, dove vivono, all’interno di una riserva naturale l’80% degli esemplari di pinguini di Humboldt, appunto, stava per essere rovinata. Si tratta di un luogo protetto e che vive, per la maggior parte dell’anno, di turismo, spesso ecologico e sostenibile.

Era stato avviato un progetto che avrebbe, non solo allontanato i turisti, ma che, soprattutto, avrebbe degradato gran parte del territorio. Il fatto ha avuto una grande eco anche per la mostra organizzata ed esposta all’ingresso del Museo di Belle Arti che ha presentato opere d’arte sulla flora e la fauna della regione.

Ambientalisti ed artisti cileni si sono mossi perchè non accadesse l’irreparabile. Ricordiamo che il Cile è un paese minerario. E’ molto ricco di risorse, dal deserto di Atacama alla Patagonia. Nel nord è possibile trovare giacimenti di rame, ferro, molibdeno, piombo, zinco, oro, argento e litio.

E’ il primo produttore mondiale di rame e litio, il terzo per il molibdeno, il quinto per l’argento e il diciottesimo per l’oro. La loro prima occupazione è legata alle miniere e all’estrazione di tutti questi preziosi minerali. L’ esportazione copre circa un terzo del Pil dell’intera nazione.

Nonostante l’importanza delle miniere a livello economico, oggi ha prevalso la tutela dell’ambiente. Il progetto presentato dalla Andes Iron, la società promotrice, avrebbe permesso di estrarre 12 milioni di tonnellate di ferro e 150 mila di rame in un anno.

Il Cile dice no, ha deciso di tutelare ambiente e persone

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All’interno del progetto c’era anche la costruzione di un ponte che avrebbe permesso di trasportare ed esportare più facilemenete i minerali estratti. Insieme a questo era previsto anche un impianto di desalinizzazione. La società aveva sottolineato quanto l’estrazione del rame, in particolare, fosse importante per la transizione energetica.

E’, infatti, possibile che la richiesta di rame potrebbe raddoppiare, passando dai 25 milioni di oggi ai 50 milioni di tonnellate da qui al 2035. Ma il governo cileno ha respinto il progetto di Dominga. Il consiglio di ministri di Santiago presieduto anche dai responsabili di ambiente, economia, miniere, agricoltura, energia e salute, a gennaio ha preso una decisione dalla quale non tornerà indietro.

La motivazione è principalmente legata all’impatto ambientale. Il Ministro dell’Economia ha, infatti, ribadito che:

“Abbiamo preso visione di tutti i rapporti tecnici, e su tale base all’unanimità abbiamo deciso di esprimerci in modo contrario al progetto. La protezione dell’ambiente non rappresenta un ostacolo allo sviluppo, bensì una condizione per lo sviluppo”.

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L’importanza di tutelare la biodiversità sia marina che terrestre è stato il punto focale su cui si è espresso il governo. L’impianto di desalinizzazione, i problemi legati alla qualità dell’aria e il rischio di contaminazione delle falde acquifere, sono stati i punti su cui si è discusso a lungo.

Le organizzazioni ambientaliste ora stanno chiedendo a gran voce la creazione di un’area protetta. Ma anche la società Andes Iron si sta muovendo. Presenterà, infatti, ricorso contro la decisione del governo. L’azione legale si focalizzerà su due punti in particolare.

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Da un lato, sottolineerà l’importanza del progetto per la crescita economica di una parte del paese particolarmente povera, dall’altro tenterà di rassicurare tutti sul possibile impatto ambientale che la minierà avrà sul territorio.  Non ci rimane che aspettare e vedere come andrà a finire.