Estrarre energia dalle banane è possibile?

Una delle sostanze presenti nelle banane può rivelarsi una fonte d’energia pulita, efficace e dalla grande disponibilità.

banana, potassio, fonti alternative, energia pulita
Caschi di banane al supermercato da Pixabay, sito OrizzontEnergia

PER TUTTI GLI ALTRI AGGIORNAMENTI SEGUICI SU INSTAGRAM.

Uno dei problemi più gravosi del nostro tempo è l’aumento senza sosta della popolazione demografica mondiale unito, contemporaneamente, all’esaurimento costante delle risorse energetiche. La ricerca di fonti rinnovabili è senza dubbio tra le priorità del mondo scientifico.

Se alcuni cibi contengono naturali sostanze radioattive, possono essere una fonte di energia? Questa suggestione è sorta partendo dalle rassicurazioni degli ingegneri nucleari, che spiegavano come elementi radioattivi sono presenti in modo naturale in molti elementi vegetali che fanno parte della nostra dieta, e tuttavia in quantità microscopiche e innocue. Come, appunto la banana.

Come ingeriamo cibo radioattivo senza saperlo 

caschi banane, banana, green, energia
Casco di banane da Pixabay, sito OrizzontEnergia

In natura è presente un isotopo radioattivo, frutto dell’interazione tra i raggi cosmici e le molecole dell’atmosfera. Tale isotopo, il Carbonio-14, viene poi assorbito dalle piante. L’uomo, mangiando queste piante e i loro frutti, assume la radioattività dell’isotopo, che resta dunque anche nel suo organismo. Uno degli isotopi radioattivi naturali è il potassio-40, di cui la banana è ricca.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE —-> 7 abitudini green per un 2023 all’insegna della sostenibilità

Per le cellule del nostro organismo, il potassio è fondamentale e viene mantenuto sempre in quantità costante, senza nessun accumulo ed eliminando le eccedenze. Questo meccanismo può farci stare tranquilli: per assumere una quantità tale di isotopo radioattivo tale che i valori possano essere paragonabili ad un’esposizione da radiazioni dovremmo mangiare in un anno circa 1 milione di banane! Tuttavia, le banane possono davvero essere una fonte di energia pulita e utile all’uomo nella quotidianità domestica.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE —-> Green Heroes, paladini del pianeta. Le storie di chi crede in un futuro sostenibile

In zone molto povere dell’India, l’energia elettrica è razionata dal governo e manca anche per 12 ore al giorno, con effetti disastrosi sui bisogni primari e su attività lavorative e di studio. Per ovviare a questa mancanza drammatica, Gopal Jee, un giovane del distretto indiano di Bhagalpur ha avuto un’intuizione geniale: produrre energia elettrica dalle banane, presenti in grandissima quantità.

Nella regione dove vive Gopal sono addirittura 37mila gli ettari di terra coltivati a banane e, oltre a dare cibo alla popolazione, i banani sono usati anche per altri scopi, come ad esempio l’utilizzo delle foglie come stoviglie. Tuttavia, i banani abbattuti ogni anno ammontano a centinaia di tonnellate. Una quantità di rifiuti enorme.

Notando che una sostanza appiccicosa presente nel gambo del banano lasciava macchie praticamente indelebili, il padre di Gopal ha paventato l’ipotesi che ciò dipendesse da qualcosa simile ad un acido naturale. Gopal ha così analizzato la sostanza, e ha provato a capirne le potenzialità energetiche. Infilando un elettrodo di zinco e uno di rame in due gambi della pianta di banane a circa 20 cm di distanza l’uno dall’altro, è riuscito ad illuminare una lampadina per 3 ore, producendo 3 volt di energia. Aumentando elettrodi e gambi, è riuscito a prolungare la produzione d’energia.

La fonte d’energia è totalmente naturale ed è presente in quantità abbondantissime. Inoltre non produce problemi di scarti da smaltire, anzi permette di produrre energia riciclando contemporaneamente. Infine, i costi dei materiali sono bassissimi.

Questa invenzione rivoluzionaria e senza scopo di lucro, offerta gratuitamente da Gopal alla sua comunità è valso al giovane l’Inspire Award 2016, un ambito riconoscimento indiano conferito a chi si distingue per l’innovazione e la ricerca in ambito scientifico.