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Enel investe negli USA, in Europa come siamo messi?

Enel ha deciso di investire negli USA per la produzione di pannelli solari, ma qual è la situazione in Europa?

Pannelli fotovoltaici installati nel campo (Canva) – Orizzontenergia.it

L’annuncio è arrivato quasi all’improvviso, qualche giorno fa, e riguarda la decisione della società Enel di investire negli Stati Uniti. La multinazionale dell’energia italiana, dunque, lavorerà negli USA per produrre pannelli fotovoltaici, a Inola, in Oklahoma. L’investimento iniziale previsto è di circa un miliardo di dollari, e la cifra, nel prossimo futuro, potrebbe anche moltiplicarsi.

Sicuramente un progetto entusiasmante, accolto positivamente da parte del Presidente Joe Biden e da tutta la politica americana. Il tutto, pur di favorire la transizione ecologica e di spingere sulle energie Green. Si cerca di stabilire sicurezza energetica per tutti, stabilità sociale e una collaborazione stretta tra Stati Uniti ed Europa.

Il colpaccio di Enel che ha deciso di investire negli USA

Impianto di produzione di idrogeno (Canva) – Orizzontenergia.it

L’indipendenza energetica e tecnologica è fondamentale, sia per l’Europa e sia per gli Stati Uniti, per evitare interazioni continue con paesi stranieri, Russia e Cina, in particolare, e dipendenze che possono portare a duri contraccolpi, come quelli che stiamo subendo da qualche tempo per via della guerra in Ucraina. Ma se l’America si prepara a implementare la sua energia pulita, in Europa come siamo messi?

Nel caso specifico di Enel, troviamo un centro di assemblaggio per pannelli fotovoltaici proprio a Catania, in Sicilia. In questo centro si assemblano celle di polisilicio e wafer importati dalla Cina, paese dominante in questo settore. Il centro di assemblaggio siculo è stato finanziato con i fondi europei. Eppure, il nuovo centro in Oklahoma, riceve maggiori sussidi.

L’idrogeno (Canva) – Orizzontenergia.it

Il 50% dei costi è coperto da sovvenzioni pubbliche, grazie all’Inflation Reduction Act, che altro non è che un piano di imposta del governo americano adottato per sostenere l’industria tecnologia. La cooperazione tra Stati Uniti ed Europa preme in favore di maggiori sussidi e di concessioni reciproche. Insomma, lo scambio di materie prime tra i due continente è sempre più fitto.

Ad esempio, gli Stati Uniti aumenteranno l’esportazione di idrogeno verde, la batterie e altri materiali, verso l’Europa, e con prezzi sempre più vantaggiosi. In questo modo si riduce la dipendenza dalla Cina, in particolare di idrogeno e di litio, quest’ultimo necessario per le batterie dei pannelli solari. Oltre agli USA e ai paesi europei, si aggiungono, in queste accordo anche Giappone, Cile e Australia.

Il panorama industriale e tecnologico sta cambiando rapidamente. Da una parte è un bene, dall’altra, però, ciò comporta una particolare subordinazione dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti. Insomma, nella battaglia tecnologica tra i giganti USA e Cina, a rimetterci siamo noi, come al solito. Staremo a vedere cosa accadrà nel prossimo futuro.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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