Ad agosto diversi lavoratori potranno rimanere a casa vista l’ondata di calore che si sta abbattendo sull’Italia: l’ordinanza parla chiaro
È già passata la prima settimana di agosto, ma il caldo non vuole saperne di diminuire e ci accompagnerà almeno fino a Ferragosto. Per i prossimi giorni sono previste altre ondate di caldo afoso con picchi fino a 40° in alcune zone d’Italia.
In questo contesto, a soffrirne particolarmente sono i lavoratori costretti a lavorare all’aperto in luoghi dove si rivela impossibile rimanere chiusi e al fresco. Una condizione, questa, che non può di certo passare inosservata. In Italia, ogni anno, oltre 4 mila infortuni sul lavoro sono attribuibili al caldo, una statistica allarmante che richiede attenzione e interventi mirati.
Questo dato emerge dall’analisi del database dell’Inail relativo a un quinquennio (2014-2019) ed è stato recentemente commentato da Marco Morabito, primo ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Morabito coordina il progetto Worklimate 2.0 insieme ad altri due ricercatori dell’Inail. Per questo motivo è stato indetto lo stop al lavoro tramite un’ordinanza che prevede il fermo di alcune attività in alcune regioni d’Italia.
Allarme caldo sul lavoro ad agosto: scatta il divieto di lavorare in queste regioni durante questi orari
In risposta alle ondate di caldo intenso che colpiscono l’Italia durante i mesi estivi, alcune regioni hanno deciso di adottare misure preventive per proteggere la salute dei lavoratori. L’edilizia, l’agricoltura e il florovivaismo sono tra i settori maggiormente colpiti, e per questo motivo è stato imposto uno stop al lavoro nelle ore più calde della giornata, precisamente dalle 12.30 alle 16.00.
Questo provvedimento, attuato tramite specifiche ordinanze, attualmente è in vigore in 13 regioni: Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Sicilia, Sardegna, Abruzzo, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Marche, con la possibilità che altre regioni si aggiungano a breve, viste le previsioni di questa settimana. L’ordinanza in questione fa parte di un ampio progetto che prende il nome di Worklimate, coordinato dal Cnr e dall’Inail, e svolge un ruolo cruciale nel monitorare e gestire il rischio legato alle alte temperature.
Le ordinanze regionali, valide fino al 31 agosto 2024, vietano il lavoro all’aperto nelle ore più calde nei giorni con allerta di caldo estremo, identificabili tramite le mappe fornite dall’Inail sul sito www.worklimate.it. La ricerca ha evidenziato che i settori più a rischio includono, oltre a quelli già citati, anche quelli dei trasporti e del minerario.
Un altro aspetto fondamentale delle nuove misure riguarda la possibilità per i datori di lavoro di richiedere la cassa integrazione Inps per eventi meteorologici estremi. In caso di temperature percepite oltre i 35 gradi, i datori di lavoro possono sospendere o ridurre le attività lavorative, richiedendo l’integrazione salariale per i dipendenti. A tal proposito, l’Inps ha fornito chiare indicazioni su come procedere in questi casi, specificando che la causale da utilizzare è “sospensione o riduzione dell’attività per ordine di pubblica autorità per cause non imputabili all’impresa o ai lavoratori”.