Minaccia nucleare in Italia: qual è il piano nazionale per la salvezza di tutti

Gli attuali attriti fra Russia e Ucraina suscitano grande preoccupazione. Spesso alimentata da una cattiva informazione, cerchiamo oggi di sedarla rassicurando sull’ipotesi difensiva alla minaccia nucleare.

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Altare della patria (Foto di MLbay da Pixabay)

L’Italia non è un paese che si muove ad approvvigionamento nucleare. Il nostro territorio è sprovvisto di reattori. Ciononostante la politica italiana si è mossa in anticipo, precorrendo profeticamente i tempi. Senza gridare all’esplosione di ordigni atomici e senza dichiarare l’allerta nucleare, sappiamo che l’Europa, oggi, ospita al centro della sua pancia una guerra.

Ebbene sì, quella che all’inizio sembrava una becera rivendicazione dai tratti brigadisti è oggi per volere di Vladimir Putin, un conflitto a mano armata. Sappiamo dai tempi di Černobyl’, da quel fatidico aprile del 1986, che i territori di Ucraina e Russia ospitano un tipo particolare di energia dai risvolti inquietanti per l’uomo.

L’Italia e il piano nazionale di difesa contro la minaccia nucleare

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Fungo atomico (Foto di WikiImages da Pixabay)

L’energia nucleare è un tipo particolare di energia a fissione. Contrariamente ad altre fonti energetiche, quella nucleare si serve dell’uranio come combustibile anzichè, ad esempio, del carbonio. L’aspetto positivo è infatti che non esala emissioni di carbonio: non rilascia di fatto Co2 nell’atmosfera.

La pericolosità dell’energia nucleare è rintracciabile tutta negli effetti delle radiazioni sull’essere umano. Anche il disastro di Fukushima del 2011 ci informa sugli effetti indesiderati della dispersione radioattiva nell’atmosfera. Come ha risposto l‘Italia al referendum sul nucleare? Con un no, secco. Nello stesso 2011 di Fukushima gli italiani furono infatti chiamati ad esprimere la propria opinione. Il 94% dei votanti si mostrò contrario.

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Ma l’Italia ha previsto, osservando Giappone e Ucraina, i rischi potenziali e catastrofici di un’esplosione a carica nucleare. Ce lo dice il Piano Nazionale di Difesa contro il Nucleare approvato il 1° marzo  del 2010. Un piano di difesa era già stato stilato nel 1996. Quest’ultimo si pone in prospettiva contigua con lo stesso.

L’attività di prevenzione è stata pensata per ridurre i danni legati ad esposizione a radiazioni nucleari. In questo periodo di sconvoglimenti geopolitici è bene rispolverare il programma. In Ucraina infatti sono presenti 4 centrali nucleari legate a 15 reattori diversi. Putin ha giocato a lanciare le bombe, la notte del 4 marzo, proprio nei pressi della centrale di Zaporizhzhia, in Ucraina: onestamente la prevenzione sembra ad oggi essere un buon antidoto alla cura.

Il capo della protezione civile Fabrizio Curcio ha dichiarato che il piano è pronto e viene aggiornato ogni 3 anni. Il documento è composto da 19 tabelle e 9 allegati riguradanti aspetti tecnici sulle misure da mettere in atto in caso di calamità nucleare.

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Ci sono sezioni dedicate alle metodologie di misurazione del tasso di radioattività dell’ambiente ed altre dedicate alla profilassi per l’uomo. Si parla in particolare di iodoprofilassi. A tal proposito: è sconsigliato procedere irrazionalmente all’assunzione arbitraria di questo elemento senza presidio medico.

Il Piano è stato redatto anche in base alle proposte dell’Ispra (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale). Si riferisce alle misure da attuare in caso di disatri oltre confine, generati, ovvero, da impianti ubicati in altri paesi europei.

Ciò che in generale si dovrebbe fare in caso di radioattività dell’ambiente è chiudersi nella propria abitazione per almeno due giorni. Poi aggiornarsi costantemente sullo stato di contaminazione dell’aria. L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile l’inalazione delle sostante spigionate dalle nubi tossiche.

Riguardo al cibo non bisognerebbe mangiare verdure locali perchè potenzialmente esposte alle sostanze di cui sopra. Nelle ultime fasi partirebbe controllo chimico delle filiere alimentari di modo da misurarne il grado di contaminazione ed eventualmente bloccarne il commercio.