Oceano, trovati strani buchi sui fondali: comunità scientifica indaga sul perché

Arcipelago delle Azzorre, una nave americana in esplorazione ha rintracciato un fenomeno anomalo. Gli studiosi non sanno cosa rispondere.

Oceano buchi periscopio
Periscopio (Foto di Anja-#pray for ukraine# #helping hands# stop the war da Pixabay)

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Siamo nel nord dell’Oceano Atlantico e la nave statunitense Okeanos Explorer si aggira attorno all’Arcipelago delle Azzorre. L’obiettivo? Studiare una cresta vulcanica in prossimità del fondale.

La missione esplorativa è stata commissionata dalla National Oceanic and Atmospheric Administration che ha fornito tutti gli strumenti necessari all’indagine di acque e suolo. Cosa è successo di strano? Sul fondale marino gli esploratori hanno rinvenuto qualcosa di inspiegabile.

Oceano Atlantico: sul fondale sono state ritrovate delle geometrie non riconducibi a entità note

Oceano buchi fondale
Fondale oceanico (Foto di PublicDomainPictures da Pixabay)

L’Okeanos Explorer, nave americana dal nome degno delle più epiche naumachie, è in missione esplorativa attorno all’Arcipelago delle Azzorre. La National Oceanic and Atmospheric Administration ha messo a disposizione un team di ricerca specilizzato.

I ricercatori, col preciso obiettivo di osservare il fondale oceanico in una zona geologica interessata da particolari attività vulcaniche, è sceso nelle profondità marine. Il mezzo di trasporto? Un sommergibile robotico in grado di raggiungere grandi profondità.

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L’impresa ha dell’epico, soprattutto se si pensa a ciò che è emerso. Il caso esemplificato da questa indagine scientifica sembra a tutti gli effetti caratterizzato da una buona dose di serendipità. Quella che era nata come un’indagine su una cresta vulcanica, si è trasformata nella scoperta di anomali fori sul fondale marino.

Raggiunti i 2,5 km di profondità, sul fondale dell’Oceano Atlantico sono stati chiaramenti intercettati dei buchi disposti in linee rette fin troppo precise. Il fenomeno non è circoscritto alla sola area menzionata. Una settimana dopo il team ha identificato altre 4 serie di buchi distanti 483 km dalla zona precedente.

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La profondità del fondale era in questo caso di 1,6 km dalla superficie. Il NOAA ha rilasciato un comincato stampa in cui affermano che sebbene sembrino opera dell’essere umano, i cumuli di sedimenti attorno ai fori lasciano pensare che non sia così. Sembra anzi che siano stato scavanti da qualcosa.

Il sommergibile robotico non è stato capace di colpire i buchi con gli strumenti a disposizione, pertanto il mistero resta insoluto. Non è la prima volta che si rintracciano simili segni, è noto la zona del ritrovamento sia sismica e anche punto di conversione di diverse placche tettoniche.