Barriere acchiappa plastica, cosa sono e per quale motivo sono una risorsa

Che cosa sono le barriere acchiappa plastica e perché si stanno diffondendo in tutto il mondo: scopriamo questa tecnica di recupero rifiuti.

barriera galleggiante plastica
La barriera galleggiante sul fiume (screen dal canale YouTube di Canale 10 – TV Regione Lazio)

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Una nuova tecnica per il recupero dei rifiuti dai fiumi sta incominciando ad essere adottata da molte nazioni. Si tratta di strutture semplici, ancorate sulle sponde dei fiumi, che riescono ad acchiappare la plastica ancor prima che questa possa sfociare nel mare. In Italia, le istallazioni sono state adottate da diverse Regioni e stanno dando grandi risultati.

Le barriere acchiappa plastica sono sempre più frequenti nei nostri fiumi e ogni giorno recuperano quintali di rifiuti che altrimenti andrebbero dispersi in mare. Una tecnologia che tutti i Paesi dovrebbero mettere in pratica. Ma come funzionano e perché rappresentano una risorsa preziosa?

Barriere acchiappa plastica: la nuova tecnologia per combattere i rifiuti

barriera anti rifiuti fiume mare
Raccolta della plastica sul fiume (screen dal canale YouTube di Canale 10 – TV Regione Lazio)

Una tecnologia per combattere i rifiuti che produciamo, composta da una serie di barriere galleggianti in polietilene, quindi in plastica, a cui sono ancorate delle reti fisse che arrivano fino alle sponde del fiume. Queste semplici strutture riescono a individuare i rifiuti galleggianti in acqua e a recuperarli. Sono davvero preziose, forniscono un aiuto incredibile, e in futuro saranno sempre più presenti nei fiumi e nei mari.

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Si tratta di una struttura semplicissima, una specie di filtro a rete tanto semplice quanto funzionale. Le barriere sono collocate in vari punti del fiume, punti strategici dove possono acchiappare una maggiore quantità di plastica. Quando la rete si riempie di rifiuti, il contenuto viene svuotato e smistato in base al materiale.

I progetti più importanti in Italia e nel resto del mondo

Uno dei progetti più sfruttati in questo campo, in Italia, è lo Seasweeper, sviluppato dalla società Castalia, ma anche la Halykòs, in Sicilia, o le barriere istallate sul Po, con l’iniziativa “Il Po d’Amare”, e quelle presenti sui fiumi Aniene e Tevere, a Roma. Naturalmente, recuperare il 100% dei rifiuti, prima che arrivino in mare, è impossibile. Tanta plastica viene riversata in mare e negli oceani.

Esistono proprio per questo motivo, altri progetti, ancora più ampi, di recupero della plastica. Uno di questi, forse il più famoso di tutti, è quello di The Ocean Clean Up, che recupera rifiuti negli oceani tramite una struttura molto simile ma di dimensioni più estese. Ideato dall’ingegnere olandese Boyan Slat, questo progetto prevede una struttura galleggiante e dotata di tubi messi a forma di U.

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Ma di progetti simili, sia per i mari che per i fiumi, ce ne sono diversi in varie aree del mondo. The Interceptor Original, ad esempio, è una struttura usata in Asia, lungo i corsi dei fiumi. Soltanto in Italia, ogni anno, in un solo fiume, si raccolgono più di 6 tonnellate di rifiuti, una condizione drammatica che dovrebbe far riflettere tutti quanti sul danno che produciamo nei confronti dell’ambiente.