H&M e Decathlon, l’impegno al green è costante e duraturo nel tempo

H&M e Decathlon sono state riprese dalle autorità olandesi dopo aver evidenziato l’uso di pratiche di greenwashing

H&M Decathlon impegno green
Abiti Fashion (Foto di boutiquegirlish21-Pixabay)

H&M è un’azienda, ormai, famosa in tutta Europa. Nasce nel ’47 in Svezia, affermandosi per gli abiti femminili, per poi diventare un colosso. Nel ’68 arricchì la collezione con abiti maschili, abbigliamento per la caccia e la pesca, per poi diventare ciò che è oggi: un brand che veste persone e arreda le case.

Simile è la storia di Decathlon. Marchio francese che prende vita nel ’76, con un grande magazzino. L’intento, già allora, era di equipaggiare tutti gli sportivi, principianti e appassionati. Ad oggi, chi ha bisogno di abbigliamento sportivo e di tutto ciò che ci gira intorno, senza sborsare grandi cifre, la prima scelta è la catena francese.

L’impegno costante e duraturo sempre più green anche per le grandi catene

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Bimbo sugli sci (Foto di Georg H.-Pixabay)

Secondo la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, la moda è uno dei settori maggiormente responsabili dell’inquinamento ambientale del pianeta. La causa consiste nello spreco di acqua, nelle emissioni di anidride carbonica, di gas serra, nell’utilizzo di pesticidi e insetticidi per la coltivazione del cotone, senza contare lo sfruttamento della mano d’opera,a volte, infantile.

Negli ultimi tempi, il tema ambiente, è diventato una priorità per i governi e per i consumatori. Il termine green spopola in tutte le salse. A volte, è usato a sproposito, e, capita, che grandi aziende scrivano sull’etichetta del prodotto che è sostenibile, quando la realtà dei fatti è un’altra.

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E’ ciò che è capitato ai marchi H&M e Decathlon, alle quali le autorità olandesi hanno imputato pratiche di greenwashing. Utilizzavano, cioè, termini come Ecodesign e Conscious, o affermazioni di ecosostenibilità, in modo ingannevole.

Le due aziende si sono pubblicamente impegnate a ridurre l’utilizzo di tali termini, al fine di informare il consumatore finale in modo più trasparente e veritiero possibile. Si sono, inoltre, impegnate a donare 500mila euro H&M, e 400mila Decatlhon per finanziare patiche legate alla sostenibilità nel campo della moda.

Decathlon, in un passaggio su Business of Fashion, si legge che sta lavorando a fianco di Acm per correggere gli aspetti legati proprio alla comunicazione, perchè l’etichetta sia sempre meno ingannevole. H&M, al contrario, non ha dato alcuna risposta alle richieste di chiarimento da parte della stampa specializzata.

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Ciò che è accaduto al marchio svedese e francese, non è che la punta dell’iceberg. Altre note aziende sono nel mirino della Competition Markets Authority proprio per la pratica del greenwashing. H&M, non è additata per tale pratica solo in Europa. Dall’America è arrivata la notizia, che sarebbe oggetto di una class action intentata nello stato di New York.

Il vice direttore generale della Consumer Authority Bente Øverli  ha affermato che, secondo la loro opinione, H&M non sia stata chiara nella spiegazione di come:

 “ gli abiti della collezione Conscious siano più sostenibili degli altri prodotti del marchio in vendita. Poiché H&M non sta fornendo ai consumatori informazioni precise sul motivo per cui questi vestiti sono identificati come Conscious, concludiamo che ai consumatori venga data l’impressione che tali capi di vestiario siano più sostenibili di quanto effettivamente sono”.