Tartarughe marine, è una vera strage: ne hanno uccise oltre 1milione

L’Arizona State University ha realizzato uno studio sulle tartarughe marine. Il dato è allarmante: oltre a 1 milioni di esemplari uccisi

strage tartarughe
Tartarughe (Foto Pixabay – Modifica Orizzontenergia.it)

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Tra gli animali marini maggiormente amati ci sono, senza ombra di dubbio, le tartarughe marine. Animali incredibili che possono e potrebbero vivere fino ai 50 anni. Il condizionale però è d’obbligo visto che queste, secondo uno studio della Arizona State Univesity (ASU), sono vittime di una vera e propria strage.

Strage di tartarughe: ecco chi sono i responsabili

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Tartaruga (Foto Pixabay – Modifica Orizzontenergia.it)

Secondo i dati dell’Ateneo americano solamente negli ultimi 30 anni sarebbero state uccise più di un milione e 100 mila tartarughe marine. Numeri ricavati da uno studio dell’ASU che ha analizzato i questionari di più di 200 articoli scientifici, di rapporti tra i media e di organizzazioni per la conservazione che hanno evidenziato come, nonostante questi animali siano protetti dalla convenzione CITES, si sta compiendo una mattanza annuale.

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I colpevoli di queste morte sarebbero i bracconieri che, in tutto il mondo, le cacciano. Secondo le stime, solamente nell’ultimo decennio, sarebbero morte ogni anno circa 44.000 tartarughe marine. Si tratta di una caccia illegale distribuita in 65 Paesi. Ad alimentare questo numero c’è anche un’altra attività illegale, il contrabbando di queste specie esotiche che, secondo i dati raccolti, genera un giro di denaro pari ai 23 miliardi di dollari all’anno. Un traffico che parte soprattutto dal Vietnam.

Al tempo stesso, invece, Cina e Giappone risultano essere le piazze più calde per l’acquisto di prodotti derivati da questi rettili. Non a caso, tra le maggiori cause della loro caccia c’è l’utilizzo della loro carne all’interno della medicina tradizionale. Non solo perché altre vengono uccise per utilizzarle come manufatti, decorazioni o gioielli. Le specie maggiormente uccise sono la Chelonia mydas, meglio nota come tartaruga verde, e la Eretmochelys imbricata, ovvero la tartaruga embricata.

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C’è però una buona notizia. Nonostante il numero resti delle specie cacciate rimanga molto alto, nello scorso decennio sarebbe sceso di circa il 28%. A sostenerlo è  Kayla Burgher, coautrice dello studio e dottoranda nel programma di scienze ambientali della ASU presso la School of Life Sciences che sottolinea come ciò si dovuto soprattutto a una “legislazione che tutela maggiormente le tartarughe e a maggiori sforzi di conservazione, uniti a una maggiore consapevolezza del problema o ad un cambiamento delle norme e delle tradizioni locali“.