Ryder è morto, era il cavallo simbolo del maltrattamento per gli animali in carrozza

Ryder ha assaporato la libertà, dopo anni di sfruttamento, per pochi mesi prima di morire. La sua storia aveva commosso il mondo intero

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Ryder (Foto Facebook- Modifica Orizzontenergia.it)

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Nonostante siamo nel 2022, quasi 2023, sono ancora molti i turisti che, in giro per il mondo, decidono di girare le città del mondo su carrozze trainate da cavalli. A Roma, che recentemente sono state vietate, sono chiamate le botticelle, ma il senso non cambia. E purtroppo non cambiano nemmeno le terribili condizioni in cui questi animali sono costretti a vivere a lavorare per tutta la vita. Un problema mondiale che coinvolge il globo intero.

E nel corso degli anni sono state sempre di più le proteste degli animalisti contro lo sfruttamento dei cavalli da traino. Oggi come oggi le carrozze sono passate, un rimasuglio ottocentesco a cui si è rimasti ancora attaccati visto che solo qualche turista le usa. Lo sapeva bene Ryder il cavallo di New York che è diventato simbolo dei maltrattamenti contro gli animali.

Ryder, appena due mesi di libertà prima di morire

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Cavallo (Foto Pixabay – Modifica Orizzontenergia.it)

L’agosto negli Stati Uniti d’America è un mese estremamente caldo, ma nonostante le altissime temperature sono molti i turisti che volano nel Nuovo Mondo e visitano città come Los Angeles, Dallas, Chigago, Boston, New York. E proprio in questa metropoli Ryder è diventato un simbolo durante l’ultima estate. Una fama che ha permesso all’equino di avere la tanta sognata libertà.

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Merito di un video diventato virale sui social network che ritraeva l’animale collassato a terra dopo una caldissima giornata di lavoro durate bene 7 ore. Ma come se non bastasse il suo conducente, nonostante Ryder fosse stremato e disidrato, continuava a frustarlo. Immagini che hanno sollevato l’indignazione pubblica e delle associazioni animaliste. Immagini che hanno condotto il cavallo verso la libertà in una fattoria dei Wallkill.

Qui i medici hanno curato Ryder che, dalle analisi, risultò malnutrito ma soprattutto aveva un disturbo neurologico equino EPM. Purtroppo però l’animale, nonostante gli sforzi compiuti, il 16 ottobre è stato colpito da un attacco epilettico che ha indotto la sua nuova proprietaria a praticargli l’eutanasia. Una scelta davvero difficile e dolorosa per lei che ha dichiarato “un cavallo straordinario che meritava più tempo per godersi il suo pensionamento”. Una morte avvenuta a 26 anni circondato con l’amore di chi gli ha voluto bene.

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In questi mesi di libertà Ryder, non solo ha ricevuto le cure dei migliori veterinari, ma soprattutto ha potuto trascorrere il suo tempo a contatto con la natura. Ovvero tutto quello nella sua vita gli era stato negato. Il cavallo – come sottolineato dal New York Times – era diventato il simbolo della lotta contro lo sfruttamento degli animali, ma il quotidiano sottolinea che, ancora oggi, nella Grande Mela vengono sfruttati più di 200 cavalli.