Mano di Buddha: tutto quello che non deve mai mancare per poterla coltivare

In natura esiste una pianta che produce un frutto molto particolare e che ricorda, nella sua forma, una mano umana

mano buddha tutto quello da sapere per poterla coltivare
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Una pianta di cedro il cui nome botanico è Citrus medica digitata è molto conosciuta in oriente per la bizzarra forma dei suoi frutti. Questi, infatti, sono formati da degli spicchi che sono forme a sè stanti. Per questo motivo la sua forma non è sferica come quella dei cedri a cui siamo abituati noi, ma frastagliata e divisa.

Il frutto in sè contiene una piccola quantità di polpa acida. Non è molto utilizzato in cucina. I cinesi e giapponesi lo utilizzano soprattutto per profumare le camere e i propri indumenti. Il particolare modo in cui cresce e la forma che ha, richiama quella di una mano umana.

Da qui gli orientali le hanno assegnato il nome di mano di Buddha. Altro nome con cui è conosciuto è Ficus religiosa o albero della saggezza. E’ una pianta sacra per la cultura buddista ed induista. Sembra sia originaria sdell’India, della Birmania, della Thailandia e della Malesia.

Nel buddismo, in particolare, rappresenta la conoscenza e la saggezza. Secondo la leggenda sembra che il Buddha raggiunse l’illuminazione proprio mentre meditava sotto questo albero. Oggi è molto apprezzata per le sue particolarità estetiche piuttosto appariscenti. Inoltre la scorza dei suoi frutti è ricca di un olio essenziale che sembra essere miracoloso per chi soffre di pelle a buccia di arancia.

Come coltivare la mano del Buddha

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Coltivarla non è semplicissimo, ma se seguiamo alcuni accorgimenti potremo ottenere degli ottimi risultati. Innanzitutto scegliamo un vaso capiente. Meglio se in terracotta, materiale adatto alla coltivazione degli agrumi, perchè fa respirare le radici, al contrario della plastica.

Il terriccio deve essere quello specifico per gli agrumi. In primavera, quando è possibile portarlo all’aperto, dopo aver tolto lo starto superficiale del terreno, sostituiamolo con un miscuglio fatto da terriccio fertile e concime per gli agrumi. Non ama la siccità, quindi le annaffiature devono essere frequenti.

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Abbondiamo tra aprile e settembre. Facciamo attenzione ai ristagni idrici che potrebbero rovinare le radici. Durante la stagione invernale diradiamo le irrigazioni soprattutto se portiamo il nostro cedro in serra o in una veranda dove lasciarlo svernare in tranquillità.

Infatti, la mano del Buddha non ama le temperature troppo basse. Possiamo lasciarlo all’aperto se il clima è mite e non scende al di sotto dei 10°C, sia durante la notte che il giorno. Scegliamo di metterlo a dimora in una posizione luminosa e che, durante l’estate, non sia troppo assolata.

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In primavera possiamo procedere anche ad una leggera potatura.Togliamo i rami secchi o rotti e accorciamo almeno della metà quelli troppo lunghi. Se vediamo che le radici fuoriescono dal vaso, allora è arrivato il momento di rinvasare la nostra pianta in un vaso dalle dimensioni più generose.