Andare a vivere in montagna: i risultati della ricerca sono inaspettati

Andare a vivere in montagna: cosa ne pensano gli italiani? Il sondaggio mostra quello che nessuno si sarebbe aspettato. Tutti i dati

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Paese di montagna (Canva) – OrizzontEnergia.it

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Andare a vivere in montagna, chi lo farebbe oggi? È quello che gli studiosi si sono chiesti con la ricerca “Percezione e opinioni degli italiani sulle aree montane del Paese”. Un sondaggio per capire qual è la percezione che gli italiani hanno di questi luoghi, cosa ne potrà essere delle aree interne e montane nel futuro e se c’è un modo per contrastare lo spopolamento.

Gli italiani sono consapevoli del fatto che le aree montane stanno sempre più perdendo popolazione e lo definiscono “un’emergenza nazionale”. Ma tra tutti quelli intervistati quanti andrebbero a vivere in montagna e perché? Tutte le risposte sono state organizzate e spiegate nella ricerca che mostra dei dati del tutto inaspettati. Vediamoli nel dettaglio.

Andare a vivere in montagna: cosa ne pensano gli italiani

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Case in quota (Canva) – OrizzontEnergia.it

Chi andrebbe a vivere in mintagna? Ad oggi lo farebbe un italiano su dieci secondo la ricerca che porta il sigillo di Ipsos per conto di Uncem, l’Unione nazionale dei comuni e degli enti montani. Ma non è tutto. I dati salgono a due su dieci con una probabilità “abbastanza elevata” di cambiare vita e scegliere la montagna, arrivando a uno su quattro a cui l’idea “piacerebbe molto”.

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Insomma c’è una certa rivalutazione nei confronti del vivere ad alta quota e la ragione principale è quella di desiderare una vita più tranquilla, lontana dallo stress e dalla frenesia della città. La montagna per gli italiani è sinonimo di contatto con la natura, di aria pulita, silenzio e tranquillità, le prerogative perfette per una vita del tutto diversa e migliore, anche dal punto di vista economico, meno cara e con gli incentivi economici a disposizione.

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Ci sono però dei freni che tutti prendono in considerazione. Lo spopolamento ed il cambiamento climatico sono gli aspetti che spaventano di più ai quali si aggiunte le difficoltà di collegamento con i centri urbani e le prospettive decisamente più ridotte per il futuro dei giovani nel mondo del lavoro.