Si sente sempre di più parlare della cosiddetta supercella temporalesca, ma di cosa si tratta e quali sono le zone più a rischio in Italia?
L’estate che stiamo vivendo si sta caratterizzando per essere una delle più anomale e soprattutto meno caratteristiche degli ultimi anni: non è certo un mistero che tutto questo non sia altro che il risultato, purtroppo ormai sempre più diretto e soprattutto inevitabile, del cambiamento climatico a cui ci siamo noi stessi esposti. Temperature record, ondate di caldo senza precedenti e soprattutto che sembrano quasi essere interminabili, e soprattutto la presenza di temporali da far venire letteralmente i brividi: stiamo parlando, in questo caso, delle cosiddette supercelle temporalesche.
Insomma, non è certo un mistero che questa estate si stia presentando come soggetta a tantissimi eventi metereologici estremi sia per quanto riguarda un estremo che per quanto riguarda, invece, quello opposti: così, non possiamo fare a meno di notare un’Italia divisa letteralmente a metà, tra la morsa degli incendi da un lato e quella invece dei temporali tutt’altro che stagionali e passeggeri dall’altra. Ma cerchiamo ora di approfondire questo fenomeno, a quanto pare ormai sempre più diffuso, delle supercelle temporalesche: e, soprattutto, scopriamo quali sono le zone più a rischio in Italia.
Italia, ecco le zone più a rischio per la supercella temporalesca
La prima cosa che dobbiamo fare è cercare di capire di cosa parliamo quando facciamo riferimento proprio a una supercella temporalesca: ebbene, si tratta di uno dei gradi che possiamo trovare nelle classifiche dei temporali e che si presentano anche come tra i più pericolosi, sia per il loro impatto che per le conseguenze a cui possiamo andare incontro. D’altronde, basta osservare i danni a cui siamo andati incontro proprio nel corso delle scorse settimane nel nord Italia per rendercene conto con evidenza quasi preoccupante.
A scoprire per a prima volta l’esistenza di una supercella temporalesca è stato un elaborato pubblicato nel Thunderstorm Evolution e Mesocyclone Structure, di Leslie R. Limone e Charles A. Doswell III del 1979. Inizialmente, infatti, questo fenomeno è stato presentato come tipico degli Stati Uniti, dove le pianure centrali sono spesso soggette a questi eventi metereologici più estremi soprattutto nelle zone interessati tra i fiumi Mississippi, Ohio e Missouri. Con il tempo e, soprattutto, a causa delle conseguenze del cambiamento climatico, questi fenomeni (che potremmo descrivere come il risultato dell’incontro tra aria calda e fredda) si stanno estendendo sempre di più e dunque sono ora arrivati anche in Italia.
La caratteristica più rappresentativa di una supercella è senza dubbio quella di sprigionare una grande quantità di energia nel giro di poco tempo, con spostamenti che possono andare anche dai centoventi fino ai centocinquanta chilometri orari e con una larghezza anche di un chilometro. Per poterle individuare a vista d’occhio, bisogna solo riconoscere la presenza di nubi nere o ancora violacee che vadano a formare una specie di muro o mattone. Ma quali sono le aree, dunque, in Italia che sono considerate ora più a rischio? Ebbene senza dubbio troviamo il nord Italia (come abbiamo anche visto nel corso di questa estate) e in particolar modo la Pianura Padana.