Ibernazione e viaggi spaziali. Semplice fantasia o consolidata realtà? Scopriamolo

Avete presente quei film di fantascienza dove i protagonisti vengono ibernati per non sprecare risorse? Oggi quella che potrebbe sembrare un’assurdità è un’ipotesi vera e propria per i viaggi spaziali.

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Astronauta – Foto da Pixabay

Sembra l’ennesima sceneggiatura di un film di fantascienza, ma stavolta stiamo parlando di scienza vera e propria.

Secondo un’indagine dell’ESA, la European Space Agency, l’ibernazione potrebbe essere davvero la soluzione per alcune problematiche logistiche dei viaggi spaziali.

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L’ibernazione è una condizione biologica in cui, tramite l’abbassamento della temperatura corporea di un individuo, le sue funzioni vitali vengono ridotte al minimo, come il battito cardiaco e la respirazione. In questo modo il metabolismo verrebbe ridotto del 70% permettendo di conservare le energie per il momento dell’esplorazione, oltre che le riserve di cibo e acqua.

Ovviamente non si tratterebbe di un “letargo” prolungato, ma di una ibernazione di circa 2 settimane, al termine del quale l’individuo viene svegliato per due giorni per poi essere riaddormentato e così via.

Ibernazione per i viaggi nello spazio: il perchè di questa ipotetica scelta

Astronauta
Astronauta (fonte Pixabay)

I motivi della scelta di un’ipotetica ibernazione, in realtà sono tutti abbastanza validi e plausibili. Secondo l’ESA, infatti, mettere in uno stato di ibernazione un essere umano consentirebbe di ridurre il metabolismo del soggetto, permettendo una maggiore risorsa energetica al suo risveglio.

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Utilizzare un metodo del genere in un viaggio spaziale, permetterebbe di ridurre il consumo delle risorse durante gran parte del viaggio, preservandole per l’esplorazione vera e propria, e permettendo inoltre una maggiore durata dell’esplorazione.

Da non sottovalutare poi il fattore psicologico. Un astronauta prima di effettuare un viaggio nello spazio segue una rigidissima preparazione fisica ma soprattutto mentale. Lo stress mentale di vivere anche per mesi interi in uno spazio minimo e spesso in solitaria, può portare un essere umano allo stremo, con probabili scatti di aggressività dovuti alla situazione di reclusione.

Ed è per questo che alcuni team di ricerca stanno proponendo di realizzare delle capsule criogeniche. In questo modo si potranno “mettere a dormire” gli astronauti fino al momento in cui inizia la vera e propria esplorazione, ad esempio, di un pianeta.

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Ovviamente al momento è solo un’idea ma alcuni scienziati sono già all’opera con delle proposte. Le capsule criogeniche dovrebbero avere un’atmosfera controllata, caratterizzata da una temperatura di circa -10 gradi centigradi, poca luce e abbastanza umidità. Inoltre, ci sarebbero dei particolari sensori che misurerebbero in tempo reale lo stato di salute degli individui durante il loro “letargo”.