Piante carnivore da appartamento, la lista completa di quelle più note

Le piante carnivore sono oramai sempre più diffuse negli appartamenti di città. Ecco quali sono le specie più diffuse e note

piante carnivore maggiormente diffuse
Venere Acchiappamosche, una pianta carnivora (Foto di PublicDomainPictures da Pixabay)

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Se si pensa alle piante carnivore vengono subito in mente film ironici o cartoni animali dove queste mangiavano il protagonista. Senza dimenticare il più noto videogioco al mondo Super Mario che, tra un guscio di tartaruga, un salto doveva affrontare anche grandi e rosse piante carnivore.

Di queste piante esistono, al mondo, circa 600 specie. E tutte hanno in comune la capacità di catturare e digerire forme di vita tramite sistemi di caccia ben definiti e collaudati. Ma nonostante le leggende, queste non hanno la capacità di mangiare topi e pipistrelli. Gli unici animali di cui si nutrono sono gli insetti.

Piante carnivore, ecco le più diffuse

quali sono le piante carnivore più diffuse
Pianta carnivora(Foto di Brian Diehm da Pixabay)

Se volete coltivare in casa una pianta carnivora è ben sapere – fin da subito – che queste richiedono tantissime cure. Ma con un po’ di attenzione tutto è possibile. Soprattutto se si scelgono quelle più diffuse che meglio si adattano al nostro clima.

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La prima (e forse più nota) è la Venere Acchiappamosche. Queste producono piccole rosette di foglie chiare, normalmente, basse sul terre. Oltre a queste sviluppano degli steli prostrati o eretti sulle cui estremità si formano delle particolare conformazioni circolari, divise nel centro da una depressione con dei filamenti sul margine esterno. Queste sono delle trappole che, se toccate, scattano e si chiudono. In primavera dal centro della rosetta si erge un fusto che produrrà dei fiori bianchi a stella.

Altra pianta molto amata è la Sarracenia purpurea. Questa, tra le più adatte a vivere in giardino, è giunta in Inghilterra nel 1640 da dove si è diffusa. Questa pianta presenta delle foglie a forma di otri, la cui parete interna è liscia e scivolosa. Il colore varia dal rosso al verde con striature rossastre. Lo stelo può arrivare anche a 60 cm di altezza. Altra peculiarità è che questa non rilascia enzimi per la digestione post cattura.

Molto diffusa poi è la Nepenthes, di cui esistono più di 170 specie. La maggior parte di queste sono terresti, ma alcune possono essere anche epifite. Questa è formata da uno stelo, che arriva fino a 15 cm di lunghezza, ai cui lati si alternano le foglie. La nervatura centrale si estende oltre la loro lunghezza così da formare un viticcio capace di contenere la trappola. Arrivata poi a una certa altezza la pianta carnivora inizia a produrre foglie con viticci che si arrotolano su se stessi. Così facendo questa riuscirà ad arrampicarsi o sostenersi a quello che lo circonda. Si tratta di una soluzione adottata affinché lo stelo non si spezzi a causa del peso da sopportare.

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Infine l’ultima tra le piante carnivore più diffuse è la Drosera Capensis. Questa è caratterizzata poi da un particolare modo di catturare le predi piuttosto complicata. Non a caso le foglie hanno tantissimi tentacoli che, sulla parte più estrema, hanno una sostanza gelatinosa e vischiosa che non solo permette la cattura degli insetti, ma anche la digestione.