Dalla soia ai vestiti: da scarti viene prodotto un morbido tessuto

Quando è necessario trovare soluzioni alternative per aiutare l’ambiente, la creatività umana non ha confini

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Tessuto-Pinterest-OrizzontEnergia.it

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In passato già si era pensato a sostituire la seta con la viscosa per evitare l’utilizzo dei bachi. Anche la produzione dei tessuti dagli scarti del legno è stata ed è un’ottima soluzione per evitare di inquinare troppo. Oggi, più di allora. è necessario trovare soluzioni alternative per risparmiare l’ambiente.

Si tratta di ridurre le emissioni di CO2 ed anche l’eccessivo uso di acqua. L’ utilizzo degli scarti di cibo o di quello che deriva dalla loro produzione, è un ottimo punto di partenza. Uno degli alimenti più prodotti al mondo è sicuramente la soia.

Ad oggi la sua produzione a livello mondiale si aggira intorno ai 350 milioni di tonnellate. Facendo qualche calcolo, anche i suoi scarti raggiungono cifre a molti zeri.  Da noi il consumo non è così elevato, anche se l’Italia è un buon produttore di questo legume.

Partire dagli scarti della soia permette di ottenere un tessuto biodegradabile che non ha  niente da invidiare alla seta. Il processo semplice e a basso impatto ambientale. Gli scarti devono, però, provenire da coltivazioni biologiche e la soia non deve essere geneticamente modificata.

Dagli scarti della soia ai vestiti il passo è breve

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Soia-Pixabay-OrizzontEnergia.it

Non solo, è possibile lavorarlo in modo tale da averne uno morbido e caldo come il cachemire e la lana. Una piccola azienda indonesiana tutta al femminile ha ideato, attraverso l’uso dei rifiuti liquidi della soia, un modo per realizzare anche un tessuto molto simile alla pelle.

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Il procedimento messo a punto da queste ragazze è semplice e innovativo. Mettono gli scarti liquidi a bollire con dell’aceto, zucchero e fertilizzante. Versano quindi il composto in un vassoio e unito all’acetobacter xylinum, ricavto dalla fermentazione dell’acqua di cocco. Il composto ottenuto è conservato al buio per una decina di giorni.

Dalla coltura batterica si ottengono dei fogli di cellulosa simili a della gelatina. Vengono quindi pressati, seccati e tinti con dei colori vegetali. Dopo essere stati cosparsi di cera d’api diventano un vero e proprio tessuto da lavorare secondo il modello che si sceglie.

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Il tessuto che proviene dalla soia è già in commercio da qualche tempo, ma l’impiego degli scarti è una novità interessante per il mercato. Le tante persone che cercano alternative rispettose per sè e per l’ambiente sono in aumento e, ora, oltre al cibo, potranno anche vestirsi rimanendo fedeli alle proprie idee.