Il vischio, la pianta natalizia portafortuna. La leggenda narra che…

Il vischio è la tipica pianta natalizia portafortuna. La sua storia è avvolta da racconti mitologici e le sue proprietà terapeutiche sono prodigiose

Albero di natale fatto in casa
Albero di natale fatto in casa (foto da Pexels)

Considerato sin dall’antichità una pianta sacra, il vischio è un arbusto semiparassita originario delle zone boscose dell’America e dell’Europa. Vive avvinghiato ad altri alberi, tipo il biancospino, il pioppo, il melo o la quercia da cui trae la linfa per nutrirsi. La tradizione gli attribuisce proprietà terapeutiche, in particolare per la cura dell’ipertensione. Questo arbusto è formato da lungi fusti e presenta delle foglie oblunghe con delle bacche color bianco latte, dalla consistenza gelatinosa.

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Questa antica pianta è uno dei simboli natalizi per eccellenza, e le usanze ad essa connesse sono numeroso e ben radicate nella nostra tradizione. Tuttavia spesso si ignora la motivazione per cui questo arbusto è divenuto una pianta cara al Natale e agli innamorati. Il vischio è considerato da sempre un arbusto molto speciale; i miti e le leggende che sono state raccontate racchiudono un alone di mistero ma anche molte verità.

La straordinaria leggenda di un arbusto sacro e dalle proprietà prodigiose

vischio appeso (pixabay)
vischio appeso (pixabay)

All’epoca dei Celti, i drudi ovvero i sacerdoti della cultura celtica, attribuivano a questa pianta un’infinità di proprietà curative; lo usavano abitualmente per realizzare infusi e pozioni contro ogni malattia. Oggi la ricerca scientifica ha confermato una serie di principi attivi efficaci contro alcune patologie. Ad esempio uno dei maggiori utilizzi è per prevenire l’ipertensione arteriosa, in quanto le sue proprietà ipotensive regolano l’intero sistema cardiocircolatorio.

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Un’altra azione terapeutica del vischio è quella per lenire i dolori dell’artrite o altri dolori reumatici grazie alle sue caratteristiche antinfiammatorie; inoltre agisce come calmante e riduce le palpitazioni dovute a stress o stati d’ansia. Allevia i disturbi gastrointestinali ed è spesso consigliato come rimedio naturale antidiarroico. Questa pianta prodigiosa è anche utilizzata come terapia palliativa nella cura dei tumori, in quanto contiene alcune sostanze che inibiscono e bloccano la proliferazione delle cellule tumorali. Per le donne è indicato in caso di irregolarità del ciclo mestruale, grazie alle sue proprietà emostatiche.

Vi siete mai chiesti però da dove derivi la tradizionale leggenda del bacio sotto il vischio? Esattamente come l’albero di Natale, la mitologia intorno al vischio affonda le radici nella cultura celtica. Infatti questa pianta sacra era considerata la preferita di Freya la dea dell’amore e della famiglia, nonché moglie di Odino padre degli dei. La leggenda narra che Freya avesse due figli: Balder e Loki; il primo generoso e amato da tutti venne presto in odio al dio dell’inganno Loki. Scoperte le intenzioni del figlio malvagio Freya si rivolse a tutte le forze della natura affinché proteggessero Balder dalla furia di Loki.

Tuttavia la dea non si rivolse al vischio, pianta che non appartiene né al cielo né alla terra; Loki scoprendo questa involontaria mancanza, intreccio i rami di questo arbusto creando una freccia con il quale trafisse il cuore del fratello. Disperati per la morte dell’amato Balder il cielo e la terra cercarono di riportarlo in vita, ma tutti i tentativi furono inutili. Freya disperata pianse tutto il suo dolore sul corpo del figlio, quando ad un tratto le sue lacrime a contatto con il legno del vischio si trasformarono in bacche candide e il corpo di Balder tornò in vita. Da quel giorno in segno di gratitudine, Freya baciò tutti coloro che passavano sotto la pianta del vischio, benedicendoli con pace e amore.

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Ecco spiegato il motivo del perché si ci bacia sotto il vischio. Per secoli si è creduto che la protezione della dea ricadesse su tutti coloro che si baciavano sotto questo arbusto. Simbolicamente il vischio rappresenta la forza dell’amore capace di sopraffare la morte stessa; una romantica evasione dell’amore che non riguarda solo gli innamorati, ma anche il profondo legame della famiglia.