Cinghiali, sono inarrestabili: gravi danni alle colture agricole, chi li paga?

Cinghiali: ultimamente se ne vedono tantissimi. Avvistati soprattutto in gruppo, questi animali hanno raggiunto persino i centri abitati della capitale.

Danni seri cinghiali
Cinghiali (Foto di Andreas Lischka da Pixabay)

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La cronaca locale di molte zone d’Italia in questi mesi ha ospitato notizie di avvistamenti di cinghiali anche laddove, solitamente, non dovrebbero aggirarsi. La presenza di questi animali vicino ai centri abitati non è sgradita senza ragioni, sono infatti fonte di agitazione e pericolo.

Pochi mesi fa una famiglia di cinghiali è stata avvistata in zona Trastevere, a roma, e il fenomeno non è isolato. La presenza di questi animali genera malcontenti anche nelle zone agricole dove i campi e le colture vengono devastate con effetti deteriori sui raccolti.

Cinghiali, la loro presenza inizia a farsi sentire. E’ allarme in tutta la penisola

Danni seri foresta
Foresta con ungulati (Foto di Anja-#pray for ukraine# #helping hands# stop the war da Pixabay)

Il cinghiale è un animale aggressivo. Se infastidito o, più semplicemente, impaurito, è capace di uccidere un essere umano. Il probema è inolte aggravato dalla grande adattibilità di questa specie, capace di riprodursi in poco tempo generando esemplari numerosi.

La diffusione massiccia del cinghiale rappresenta un potenziale danno non solo per l’uomo, ma anche per la biodiversità del luogo di riproduzione. Essendo un animale versatile e molto incline alla riproduzione massiccia, rischia di soverchiare le altre specie causandone, addirittura, la sparizione.

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Quanto agli uomini i cinghiali sono spesso causa di incidenti automobilistici, più degli altri ungulati poichè sono molto più numerosi. E non di rado capita che prendano di mira degli autoveicoli distruggendoli con dei movimenti concitati. Quanto agli agricoltori il malcontento è enorme.

Questi animali distruggono i raccolti essendo capaci di scavare buche molto profonde per cibarsi dei frutti maturi del terreno. Insomma, ogni specie ha le proprie caratteristiche, in questo caso, però la preoccupazione è più che lecita, soprattutto nei riguardi del versante economico legato alla questione. Chi paga per i danni?

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Il fenomeno è dilagante, in Italia, soprattutto nel territorio appenninico. Fra le soluzioni proposte rientrano la caccia classica o quella di selezione, che sembra più il camuffamento formale di un genocidio. La terza, più opportuna, interroga la possibilità di recintare i terreni coltivati di modo da evitare gli spiacevoli eventi.

Caccia, agricoltura e ambiente sono i poli coinvolti in questa scelta per cui è difficile spesso mettere d’accordo le varie parti. I piani di abattimento rispondono alle direttive dell’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) al momento giudicate come inadeguate dai più al risarcimento del danno economico.

Le recinzioni tuttavia non sempre funzionano. I cinghiali sono dotati di una massa molto compatta e resistente e anche in questo caso l’acquisto delle barriere culmina in un ulteriore dispendio economico a carico degli agricoltori. Esiste però una legge che regola e tutela le politiche di risarcimento danni  legati ai cinghiali.

L’articolo 26 della Legge n.157 del 11 febbraio 1992 parla di un fondo per la prevenzione e il risarcimento danni gestito dalle singole regioni. A regolare il funzionamento del fondo è un comitato costituito dai rappresentanti di strutture provinciali delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale.

Il proprietario agricolo sarà tenuto a comunicare il danno al comitato detentore del fondo il quale procederà alla verifica tramite sopralluogo entro 30 giorni dalla segnalazione. Il che è fantastico, se non fosse che non sono stabiliti criteri esatti per il soddisfacimento delle richieste di risarcimento avanzate.

Il risarcimento potrebbe essere inferiore rispetto al danno subito dal momento che la gestione del fondo è a carico dell’ente regionale. Gli agriocoltori sono i più colpiti dalla problematica e caldeggiano un alleggerimento delle politiche restrittive sull’attività di caccia.