Cubetto di ghiaccio per innaffiare l’orchidea: se lo fai quello che ti diremo non ti piacerà

Le orchidee sono piante esotiche molto apprezzate nel nostro continente per la bellezza delle fioriture. Tanto belle quanto delicate, necessitano di particolari accortezze in fase di innaffiatura, scopriamole. 

Orchidee innaffiare guida veloce
(Orchidea phalaenopsis, foto di Marjon Besteman da Pixabay)

La famiglia delle orchidee predilige lo stanziamento in regioni tropicali. Diffusa sopratutto in Asia e America, l’orchidea è attualmente ogetto di coltivazione artificiale in numerosissime altre parti del mondo dove si cerca di riprodurre con diversi metodi il clima proprio dei tropici.

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La maggiorparte delle specie incluse nella famiglia di queste piante erbacee ha la capacità di raccogliere i nutrienti necessari alla sopravvivenza dall’acqua dispersa nell’ambiente, tramite delle apposite radici aeree. Proprio questo sarà l’elemento centrale da tenere a mente in caso di coltivazione delle orchidee.

Radici aeree: apparato fondamentale delle orchidee

innaffiare orchidea lilla guida veloce e facile
(Orchidea phalaenopsis lilla, foto di Ralphs_Fotos da Pixabay)

La specie di orchidea maggiormente coltivata e diffusa al mondo è la phalaenopsis, col significato di “farfalla”, a richiamare direttamente l’aspetto dell’esemplare. Ma analizziamo più da vicino le esigenze di questa pianta così delicata. Le orchidee appartengono alla famiglia delle piante monocotiledoni, una famiglia di piante perenni in grado di provvedere al proprio sostentamento secondo due distinte modalità.

La prima è stata menzionata nell’introduzione come capacità della pianta di assorbire l’acqua dall’ambiente circostante tramite deglle radici aeree (autotrofia), la seconda, meno interessante per noi, è quella che avviene per assimilazione di sostanze da organismi in decomposizione (sapròfita).

Per comprendere quanto appena dichiarato è bene tenere a mente che la famiglia delle orchidee conta un vastissimo numero di esemplari al suo intero contraddistinti da esigenze completamente peculiari e opposte. Ma cosa dobbiamo sapere per coltivare in casa nostra le orchidee?

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L’orchidea phalaenopsis, come le altre specie, necessita di un elevato tasso di umidità dell’aria nell’ambiente in cui prende dimora. L’orchidea odia l’esposizione diretta al sole ma teme l’oscurità, ragion per cui sarà necessario posizionarla idealmente dietro i vetri delle finestre delle proprie case. In questo modo potrà godere di un’adeguata portata di luce senza rischiare di venire bruciata dai raggi del sole.

Per riproporre e favorire in piccolo nei nostri appartamente il microclima tropicale basterà tenerla negli interni dei nostri appartamenti ed eseguire alcune fondamentali operazioni. Nebulizzazione: l’orchidea, come abbiamo visto, è provvista di radici che scompostamente usciranno dal vasetto in cui è riposta proprio per ricercare aria dalla quale assorbire acqua.

Nebulizzare la propria orchidea permetterà all’esemplare di compiere questo processo fisiologico. Ma l’acqua elargita dal nostro spruzzino non è di certo sufficiente a soddisfare il fabbisogno della pianta. Veniamo dunque all’innafiatura vera e propria.

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Le orhidee presenti in commercio sono spesso riposte in piccoli vasetti di plastica trasparente e non è un caso. Per innaffiare l’orchidea si possono percorrere due vie: porre il vasetto di plastica sopra un sottovaso in grado di trattenere l’acqua, oppure immergerlo periodicamente nell’acqua. Ebbene sì, per permettere all’orchidea di assorbire acqua è necessario mettere le sue radici nella condizione ottimale per poterlo fare, che sia per immersione diretta o indiretta.

Nel primo caso basterà rimepire il sottovaso con due dita d’acqua e assicurarsi, però, che le estremità delle radici arrivino a toccarla (questo metodo è consigliato in caso di esemplari più vecchi che hanno sviluppato radici sufficientemente lunghe);

nel secondo, da adottare quando le radici aeree sono ancora corte, basterà immergere il vasetto di plastica in acqua per pochi minuti, farlo riemerge ed asciugare per una buona mezz’ora per poi riposizionarlo nel punto d’origine.

Attenzione a non dare ascolto a tutti i consigli che imperversano nel web, spesso non sono adeguati! Non bisogna ad esempio provare a testare sulla propria orchidea il metodo del cubetto di ghiaccio. Lasciar sciogliere due cubetti sull’attaccatura delle foglie comporterà danno, non benificio, ad una pianta abituata ai climi torridi e decisamente umidi delle regioni tropicali.